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Salvador - 26 anni contro

Pubblicato il 29 aprile 2007 da Andrea Esposito


Salvador - 26 anni contro

La garrota è costituita da un cerchio di ferro fissato ad un palo: il boia stringe il cerchio al collo del condannato attraverso una grande vite. La morte avviene per strangolamento, e simultaneamente un cuneo di ferro provoca la rottura delle ossa del collo.
La garrota è stata utilizzata in Spagna per l’esecuzione delle condanne a morte fino al 1974. L’ultimo condannato a morte per garrota è stato Salvador Puig Antich, e questo film racconta la sua storia.
Salvador apparteneva al Movimiento Ibèrico de Liberaciòn, un gruppo della sinistra radicale che in quel periodo mise a segno una serie di rapine per finanziare l’ala più militarizzata del movimento. Salvador viene catturato, incarcerato e messo a morte. Il racconto di Manuel Huerga parte proprio dal lungo flashback di Salvador, già in carcere, che racconta al suo avvocato la propria storia: un affresco vorticoso di un’epoca, del tempo del franchismo e della lotta al regime, del dissenso giovanile e dei nuovi fermenti culturali che attraversavano la Spagna. Ellissi e accavallamenti confondono il racconto e lo deformano: le immagini evocano un passato più mitologico che storico. Non si punta cioè a ricostruire il passato in maniera puntuale e complessa, ma piuttosto a creare la sensazione del sentimento che attraversa quel momento cruciale della Storia. Salvador diventa così un uomo-mosaico, il crocevia che incarna la società e il suo tempo di lotta e cambiamento.
Il racconto cinematografico della vita di Salvador assume i toni dell’agiografia. E, in quanto tale, ha il suo culmine nel martirio.
Tutto il film è una preparazione a quel momento: la struttura tempistica della narrazione diventa fondamentale per il coinvolgimento e per il senso stesso del racconto. Salvador è costruito come una spirale: se la prima parte concentra interi anni in frammenti convulsi che raccontano la vita corale di un’intera nazione e dei personaggi intorno a Salvador, man mano che ci avviciniamo al finale il racconto si concentra sempre più sul solo Salvador, dilatando sempre di più i giorni e le ore che lo separano dall’esecuzione. Il tempo della prigionia è un tempo diviso tra fuori e dentro il carcere: tanto fuori è concitata la lotta per evitare la condanna a morte, tanto dentro è un tempo raggelato, che Salvador passa solo con se stesso (se si eccettua la commossa amicizia con una guardia carceraria), come in un’allucinata preparazione alla morte.
La dilatazione estrema della narrazione avviene appunto nel momento dell’esecuzione, e tutto il significato della vita di Salvador si concentra in quei pochi attimi lividi. La sequenza è immersa in una sconcertata sacralità. Si apre quando Salvador finalmente vede la macchina che lo ucciderà: la visione disperata di Salvador si contrappone tragicamente all’impassibilità dei suoi aguzzini e all’inerzia del macchinario, oggetto ottuso e letale che ricorda quella ‘macchina molto speciale’ di Kafka (La colonia penale). E ha il suo culmine nelle carrellate circolari che ruotano attorno al perno che è il corpo di Salvador, in un movimento a spirale che sembra riprodurre il micidiale funzionamento della garrota. In questo parossismo risiede il senso più profondo del film. Da simbolo Salvador è diventato uomo, in carcere, e da uomo è diventato vittima. E’ questa metamorfosi, quest’ascesa, che trasforma Salvador in una straziante e rabbiosa denuncia contro la pena di morte e contro la crudeltà feroce e burocratica del regime, di ogni regime.


CAST & CREDITS

(Salvador (Puig Antich) ) Regia: Manuel Huerga; sceneggiatura: Lluìs Arcarazo (basata sul libro di Francesc Escribano Compte enrere. La història di Salvador Puig Antich); fotografia: David Omedes, AEC; montaggio: Aixalà/Santy Borricòn; musica: Lluis Llach; interpreti: Daniel Brühl (Salvador Puig Antich), Tristan Ulloa (Oriol Arau), Leonardo Sbaraglia (Jesùs), Joel Joan (Oriol), Leonor Watling (Cuca), Ingrid Rubio (Margalida); produzione: Jaume Roures; distribuzione: Istituto Luce; origine: Spagna, 2006; durata: 134’; web info: Sito italiano


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