SAW 2 - LA SOLUZIONE DELL’ENIGMA
Ad un anno di distanza da Saw, esce in Italia un sequel discretamente confezionato che presenta numerose differenze rispetto al primo capitolo della saga del folle enigmista. Innanzitutto il testimone passa dalle mani del regista James Wan a quelle di Darren Lynn Bousman, per motivi di produzione: Wan preferiva dedicarsi ad un nuovo progetto (The silence) piuttosto che a dare un seguito al suo esordio di successo, mentre Bousman, che più volte si era visto negare la possibilità di realizzare The Desperate, film inizialmente considerato troppo cruento per il grande pubblico, poi, dopo l’uscita di Saw, troppo simile al lavoro di Wan, ha accettato di modificarne la sceneggiatura, adattandola a sequel del film del sopracitato collega. Al di là di questi problemi di realizzazione, è necessario soffermarci sulle divergenze tecniche tra le due pellicole.
Lo stile registico si fa sporco come la casa in cui sono imprigionate le vittime del geniale serial killer; l’uso insistito e soffocante della camera a mano non rende mai statica l’azione, e l’effetto suspense è esaltato da un uso intelligente del montaggio parallelo. Da una parte troviamo quindi i prigionieri che si scannano a vicenda per cercare di uscire dalla casa che si sta riempiendo di gas nervino, dall’altra, il faccia a faccia tra l’enigmista e un detective il cui figlio è intrappolato nella casa. Bousman schiaccia il pedale della violenza, esasperando le torture psicologiche e fisiche cui sono soggette le vittime del serial killer, che nel film di Wan erano ammorbidite da sequenze velocizzate che, seppur affascinanti, non stringevano lo stomaco come alcune scene di questo secondo capitolo.
Saw 2 - La soluzione dell’enigma però, si mostra superiore al suo predecessore per quanto riguarda la sceneggiatura: il lavoro di Wan, seppur buono visivamente, presentava sia delle carenze enormi nella costruzione dei dialoghi e della psicologia dei personaggi, sia una certa disorganicità nell’alternanza tra flashback e azione vera e propria. Bousman invece, in collaborazione con Leigh Whannell, scrive una sceneggiatura più ordinata dal punto di vista ritmico e soprattutto più efficace per quanto riguarda la costruzione dei personaggi. La figura dell’enigmista, malato terminale di cancro, è adeguatamente tratteggiata dalla buona prova dell’attore Tobin Bell, che ha a sua disposizione un testo volto alla descrizione della mente perversa del serial killer, dei suoi bizzarri studi sull’essere umano, della sua intenzione nel mettere alla prova l’attaccamento alla vita delle sue vittime, il loro istinto di sopravvivenza. Se nel primo Saw, l’unica speranza di sopravvivere alla trappola mortale è rappresentata dalla sega con cui uno dei protagonisti si taglia un piede per liberarsi dalla catena che lo tiene prigioniero, stavolta lo studio dell’enigmista è volto a dimostrare a tutto tondo la tendenza tipica negli esseri umani del massacrarsi a vicenda pur di preservare il proprio spazio vitale. Ben delineata anche la figura del poliziotto, che non riesce a liberarsi dal suo passato ambiguo e dalla rabbia che lo spinge alla violenza e alla sopraffazione. Il detective è costretto a seguire tramite una serie di video le peripezie del figlio e delle altre vittime dell’enigmista nella casa in cui sono prigionieri: in questi momenti la narrazione diventa corale (alla The cube per intenderci) e, anche se i personaggi risultano un po’ piatti e stereotipati, l’azione non è mai statica e garantisce divertimento a chi è appassionato di tematiche gore.
Ciò che colpisce di più in questo sequel, è che Bousman dipinge, non sappiamo quanto volontariamente, una serie di personaggi che non sono di certo esempio del modello di buonismo impostoci da gran parte dell’industria cinematografica statunitense. In Saw 2 troviamo tutti personaggi intrappolati: chi dalla follia altrui, chi dalla malattia, chi dal proprio passato. Nessuno di questi si erge ad eroe positivo, neanche l’adolescente figlio del poliziotto, che in giovane età è già proiettato verso una vita criminale. Anche la geniale locandina, di un delizioso cattivo gusto, la dice lunga sul pessimismo che pervade tutto il film.
Prodotto presentabile quindi, che, seppur non originalissimo, riesce ad essere allo stesso livello del suo predecessore, se non addirittura superiore. Il finale a sorpresa, un po’ forzato in realtà, è l’unico momento in cui si avverte il collegamento con il primo capitolo della saga dell’enigmista, e lascia aperta la possibilità, confermata dal clamoroso successo negli States di questo sequel, alla realizzazione di un ulteriore seguito. Francamente non ce lo auspichiamo.
[Gennaio 2006]
Cast & Credits:
Regia: Darren Lynn Bousman; sceneggiatura: Darren Lynn Bousman, Leigh Whannell; fotografia: David A. Armstrong; montaggio: Kevin Greutert; musica: Charlie Clouser; interpreti: Donnie Wahlberg, Shawnee Smith, Tobin Bell, Franky G., Glenn Plummer, Emmanuelle Vaugier, Beverley Mitchell, Eric Knudsen; produzione: Lions Gate Films INC., Twisted Pictures; distribuzione: 01 Distribution; origine: USA; durata: 93’; web info: sito ufficiale.