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Sfiorarsi

Pubblicato il 10 maggio 2008 da Edoardo Zaccagnini


Sfiorarsi

Sfiorarsi è un piccolo film. Non esaltante ma sincero, autentico e capace di avvicinarsi alle persone. Non è il massimo della precisione, dell’efficacia, del ritmo ed è povero soprattutto di mezzi di produzione. Ma riesce a dire la sua. E’ stato realizzato nel 2006 e con molta fatica e tanta strada fatta a piedi, arriva nelle sale, pochissime, soltanto ora, due anni dopo. A Roma lo proietta il Filmstudio, un cineclub nel cuore di Trastevere a due passi da Regina Coeli, che ha visto passare dentro di sé la storia del cinema italiano. In tantissime città questo prodotto artigianale non arriverà mai.
Il film racconta una storia d’amore contemporanea, basata sulla paura di fermarsi ad amare davvero e sballottolata dalle consuetudini comportamentali di tanti giovani (non più giovani) delle metropoli odierne. I protagonisti sono un fotografo (Angelo Orlando) e un’attrice (Valentina Carnelutti). La loro vita è caratterizzata da un amore per il proprio mestiere che serve anche ad uccidere le emozioni negative della noia e della frustrazione e quelle pericolosamente positive di incontri stravolgenti. Il film prende spunto da una poesia amata e citata molte volte da Kieslowski. Una poesia che parla della possibilità di sfiorarsi ripetutamente senza incontrarsi mai. Capita, più in generale, di faticare molto ad incontrare davvero qualcuno, di mettersi cioè in una posizione di ascolto e comunione che possa far nascere un incontro vero, uno scambio profondo ed una relazione non superficiale. Altre volte, invece, attraverso lo sviluppo, naturale, di un potente sentimento, può avere luogo la magia dell’intreccio incandescente. Può essere l’amore in senso classico, o in qualche forma minore, l’amicizia per esempio. I due personaggi del film, persone normalmente complicate e nevrotiche, riusciranno ad innamorarsi l’uno dell’altra, dopo che per molto tempo non avevano fatto altro che sfiorarsi, incrociarsi senza intrecciare le loro vite. Riusciranno a rispondere allo stimolo iniziale, ma non ce la faranno a sostenerlo, troppo deboli, forse, o troppo in là con l’attenzione al proprio io da “difendere”.
La pellicola è leggera in senso positivo, delicata anche nell’atteggiamento con cui si mostra al pubblico. Non prova mai ad alzare il tiro, né ad ambire ad un’autorialità fuori portata. Cerca la poesia e trova una prosa personale. Non è estranea alle esperienze autobiografiche degli autori ma ne osserva la pancia più che il volto truccato. In questo modo arriva una descrizione accettabile degli ambienti familiari al regista e alla co-sceneggiatrice Valentina Carnelutti (quelli del cinema italiano indipendente). E, soprattutto, è un ritratto naif più azzeccato, in qualche sfumatura e in qualche atmosfera, di altri film generazionali abbastanza scontati patinati e fighetti sul precariato sentimentale. Il ruolo di Valentina Carnelutti non è solo di attrice. La ragazza di Tu devi essere il lupo partecipa alla sceneggiatura e alla promozione, anche questa artigianale, di un film pudico e somigliante a se stesso. L’attrice figura anche nella pellicola di Enrico Pau, Jimmy della collina e l’avevamo già osservata in Tutta la vita davanti di Virzì. Gli occhi più attenti l’avranno anche scorta in Caso Calmo di Antonello Grimaldi. E’ un personaggio trasversale e caparbio, che sta contribuendo alla sopravvivenza del cinema italiano indipendente. Se da Sfiorarsi non ci si aspetta molto si può uscire dalla sala soddisfatti. Il maggior difetto? Dura troppo.


CAST & CREDITS

(Sfiorarsi); Regia: Angelo Orlando sceneggiatura: Angelo Orlando, Valentina Carnelutti; fotografia Massimiliano Trevis Shore; montaggio Erika Manoni Shore; musica Saro Cosentino Field; interpreti: Angelo Orlando , Valentina Carnelutti, Giorgio Caputo, Mimosa Campironi; Musiche Saro cosentino Field , produzione: Veradia film- misami, distribuzione: Atalante film


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