X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Sleuth

Pubblicato il 9 novembre 2007 da Salvatore Salviano Miceli


Sleuth

Due uomini in una casa spoglia, fredda, il cui minimalismo architettonico si fonde con una tecnologia rarefatta ed onnipresente. Un giovane attore ed un ricco romanziere ormai anziano, rispettivamente l’amante ed il marito di una donna che non vedremo mai, iniziano un gioco psicologico, basato sulla dialettica, sulla prevaricazione che porta all’inganno. È uno scontro tra cervelli, in cui il corpo recita il ruolo di burattino della mente.
Jude Law porta sullo schermo, nelle doppie vesti di produttore ed interprete, Sleuth, piece teatrale di Anthony Shaffer riadattata da Harold Pinter, premio nobel per la letteratura nel 2005, e diretta da Kenneth Branagh. Il film è un remake (ma tante sono le differenze a partire proprio dalla sceneggiatura, completamente riscritta da Pinter) di una pellicola del 1972 (Gli Insospettabili). La particolarità risiede nel fatto che Jude Law interpreta il ruolo che fu di Michael Caine, chiamato questa volta a vestire i panni del personaggio portato in scena da Laurence Olivier.
Tra Caine e Law il gioco funziona benissimo. I due si muovono più che bene tra le pieghe dello stile di Pinter dando piena espressione alla feroce secchezza di una scrittura che non teme pause ma che declina al massimo la tensione di una battaglia psicologica tra due caratteri tanto diversi per formazione, quanto simili per inclinazione alla sfida.
Soprattutto Caine mostra ancora una volta tutta la sua straordinaria bravura con una recitazione ora irridente ora più intima, arrivando a svelare, in certi frangenti, le debolezze nascoste e le amarezze di un personaggio geniale e consapevole di non possedere più la freschezza della giovinezza, ma assolutamente restio a qualsiasi progetto di resa. Jude Law conferma il suo talento spingendosi in slanci espressivi quasi deliranti figli di un impianto narrativo solido e incentrato sulla contrapposizione di due generazioni diverse a confronto.
Degna di lode anche la regia di Branagh, perfettamente a suo agio nel dirigere questo dramma da camera e nel riempire la sua mdp dei volti dei due protagonisti, dando loro una luce mai banale, seguendo regole teatrali (senza mai eccedere però in particolarismi stilistici che a volte lo caratterizzano) qui prestate alla settima arte e giocando con una disposizione scenica che gli permette una libertà di movimenti pressoché totale.
Diverte e convince Sleuth sotto ogni aspetto. Forse farà storcere un po’ il naso agli amanti della prima versione cinematografica ma, come detto, parlare di remake è un po’ azzardato, e chissà se, dopo la candidatura agli oscar del 1972, per Michael Caine la Mostra di quest’anno non riservi una gratificazione personale.


CAST & CREDITS

(Sleuth); Regia: Kenneth Branagh soggetto e sceneggiatura: Harold Pinter dal romanzo Sleuth di Anthony Shaffer; fotografia: Haris Zambarloukos; montaggio: Neil Farrel; interpreti: Michael Cane, Jude Law; produzione: Riff Raff Productions; distribuzione: Sony Pictures; origine: UK, USA; durata: 86’


Enregistrer au format PDF