Song’ e Napule

Raccontare Napoli e al tempo stesso trasformarla in una bomba narrativa gustosissima. Rieccoli, terribili e adorabili, i fratelli romani al lavoro per lo schermo grande, in una trasferta delicata che diventa preziosa occasione colta in pieno. Fondamentale Virgilio, per Marco e Antonio, è indiscutibilmente quel Giampaolo Morelli da cui è partito tutto, nella cui mente è scoccata la scintilla di questo allegro e fragoroso tricchettracche. Di nuovo commedia per i Manetti, dopo una doppia parentesi di fantascienza ed horror puro: L’arrivo di Wang e Paura 3d, entrambi nelle sale, poche a dire il vero, nel 2013. Oggi raccontano il loro bellissimo e sorprendente viaggio nei vicoli, nella pietra, nelle vedute nei suoni e nella cultura partenopea, il loro attraversare quella città ancora oggi incredibile e ricchissima di materia da filmare. Purissima, unica, introvabile altrove.
Un viaggio a Napoli ma anche nel suo cinema, citato, riciclato, rielaborato, fuso e colato con maestria in un misto di romanticismo e di risate, di assurdo e grottesco, di inseguimenti e colpi di pistola. Sempre col sorriso in bocca, come se tutto fosse un gioco, il cinema prima di tutto, uno spasso tra amici e una passione allergica ad ogni pesantumm’, soprattutto quando si parla di commedia, come in Piano 17 e forse ancor di più in Song’ e Napule, instancabile nel far sorridere e nelle mille trovate, nelle carambole e nelle battute mai banali, che al contrario spaccano, curatissime, a volte più della messa in scena. Morelli, napoletano del quartiere Arenella, ha chiesto ai suoi fidati amici di trasformare in immagini una sua intuizione, e loro sono andati, e insieme all’amico "Ispettore" hanno visto ed hanno prima scritto e poi girato, portando la loro idea di cinema in un eden narrativo di suo abbondantissimo di spunti, dove ad ogni angolo c’è una cosa raccontabile.
I vari elementi hanno reagito ed è nato un film che pazzamente diverte e coinvolge, che allunga, storce e capovolge gli stereotipi, che è commedia dal primo istante (spassoso il monologo di Buccirosso all’inizio), che è musicarello napoletano, che è valido poliziesco in tutto il suo corso (Sassanelli nei panni del commissario Cammarota acchiappa latitanti funziona che è una meraviglia), che è Camorra Movie, che è surreale documentario sulla città (la descrizione dell’universo neo melodico è più fedele di quanto si possa pensare) che è omaggio a tanto altro cinema, ma che è prima che di ogni altra cosa un’esplosione vesuviana di cinema manettiano. Leggero e intelligente, per certi versi all’italiana ma poco incline all’amarezza. Che mai si prende troppo sul serio ma che ha sempre qualcosa da dire. Buonissimo cocktail, fortissimo cinema!
Due cose per concludere. La prima: la calibratissima prova di Alessandro Roja, capace di donare al suo personaggio una napoletanità delicata e sottile, cosa non facile soprattutto per lui che napoletano non è. La seconda: il saluto doveroso a Luciano Martino, storico produttore di tanto cinema di genere, che ha salutato tutti questa estate proprio dopo aver prodotto Song’ e Napule. Per certi versi il film perfetto, di questi tempi, per congedarsi dalla vita e dal cinema. Ciao Luciano.
Articoli correlati: Intervista ai Manetti Bros
Regia: Antonio Manetti, Marco Manetti; sceneggiatura: Antonio Manetti, Marco Manetti da un soggetto di Giampaolo Morelli; fotografia: Francesca Amitrano; montaggio: Federico Maria Maneschi; musica: Aldo De Scalzi Pivio; interpreti: Alessandro Roja, Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Paolo Sassanelli, Carlo Buccirosso, Peppe Servillo, Ciro Petrone, Franco Ricciardi, Ivan Granatino; produzione: LUCIANO MARTINO PER DEVON CINEMATOGRAFICA, RAI CINEMA; origine: Italia, 2013.
