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Stella

Pubblicato il 5 dicembre 2008 da Salvatore Salviano Miceli


Stella

Storia piccola e delicata, ritratto tanto intimo quanto convincente del passaggio chiave nella vita di una ragazzina dall’età infantile a quella adolescenziale. Tutto questo è Stella, terzo lungometraggio della regista francese Sylvie Verheyde.
Stella è una bambina di undici anni che inizia il suo primo anno alle medie in una prestigiosa scuola parigina, lontana dal suo abituale contesto socio-economico. Qui entra in contatto con un mondo nuovo a lei, sino a quel momento, ancora sconosciuto. Abituata a vivere nella periferia povera della metropoli francese, assistita da due genitori troppo occupati a prendersi cura del bar che hanno in gestione e circondata dalla parte più misera e disperata della working-class transalpina, i suoi primi passi nella nuova realtà scolastica sono incerti, improntati al rifiuto di qualsiasi forma di autorità e di istruzione. Sarà l’amicizia con la piccola Gladys, figlia di uno psichiatra infantile, esponente della parte più colta e radical-chic della borghesia parigina, a strappare Stella all’emarginazione in cui si trovava costretta e a guidarla alla scoperta di un nuovo esaltante periodo della sua vita.
La Verheyde si affida a parte della sua biografia nella costruzione della storia. Stella è infatti, almeno in parte, basato sui ricordi dell’infanzia della regista. Ottimo il ritmo della narrazione, lineare ma sempre vivace, che asseconda una sceneggiatura priva di presuntuosi cerebralismi favorendo una semplicità espressiva e sintattica che regala alla pellicola un respiro fresco ed intrigante. Pur non restando immune al tipicamente francese autocompiacimento, il film diverte proprio perché del tutto consapevole della sua dimensione.
La voce narrante della piccola protagonista introduce ogni sequenza, racconta e spiega le singole pieghe della sua vita familiare e sociale. Il merito migliore della pellicola è quello di riuscire con efficacia a descrivere lo sbandamento, prima, e la crescita, poi, che la protagonista è costretta ad affrontare. I primi amori, il contatto con una Parigi diversa da quella sino a quel momento conosciuta e frequentata, il rapporto difficile e complesso con i genitori, la scoperta della cultura come strumento di crescita e mezzo per superare le barriere sociali sono tutti temi che Stella affronta senza sconfinare in lunghi e patetici momenti di introspezione ma, più semplicemente (ed efficacemente), affidandosi alla brillante scrittura e ad una messa in scena che si tiene ben lontana dalle vischiose acque del melodramma. Funzionano benissimo, poi, le due piccole interpreti, Léora Barbara e Melissa Rodrigues, chiamate a riportare sullo schermo momenti e accadimenti tipici della loro età senza aggiungere o esasperare nulla.
Sfruttando poi una colonna sonora costituita dalle hits francesi degli anni ’70 (il film, infatti, è ambientato nel 1977), molto attenta a non prevaricare o affogare mai le immagini, questo piccolo prodotto francese convince offrendo una pausa dal tedio che al contrario affolla molte proiezioni di questa edizione della Mostra del Cinema.


CAST & CREDITS

(Stella); Regia, soggetto e sceneggiatura: Sylvie Verheyde; fotografia: Nicolas Gaurin; montaggio: Christel Dewynter; interpreti: Léora Barbara (Stella), Karole Rocher (Madre di Stella), Benjamin Biolay (Padre di Stella), Melissa Rodrigues (Gladys); produzione: Les Films du Veyrier, Arte France Cinema, Canal Plus, Cinecinema; distribuzione: Films Distribution; origine: Francia 2008; durata: ‘103;


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