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Stratos - Concorso

Pubblicato il 11 febbraio 2014 da Giovanella Rendi

VOTO:

Stratos - Concorso

Confessiamo che ad un film greco su un killer professionista di nome Stratos qualche chanches la davamo, malgrado i centotrentasette minuti di durata annunciata. La nuvelle vague ellenica sembra aver ultimamente prodotto film interessanti anche se non privi di difetti (Miss Violence di Alexandros Avranas) e comunque ricordavamo opere tutt altro che disprezzabili viste alla Berlinale nemmeno troppo tempo fa (Strella di Panos H. Koutras nel 2009). Purtroppo le aspettative vengono spesso deluse e alla Berlinale si tratta di un meccanismo noto e doloroso, che colpisce particolarmente il concorso, in cui spesso compaiono opere molto inferiori a quelle che altrettanto misteriosamente vengono presentate nelle sezioni parallele di Forum e Panorama. Preceduto nella stessa giornata da In between worlds di Feo Aladag e Praia do futuro di Karim Aïnouze che già avevano messo a dura prova la pazienza degli spettatori, Stratos si può considerare decisamente il colpo di grazia.

Il protagonista è in effetti un killer professionista ma qualsiasi connotazione romantica legata al cinema di genere è ben lontana: lo Stratos del titolo è un ometto anonimo dallo sguardo triste, un travet della piccola criminalità che diligentemente e con buona mira fa fuori persone per conto di un committente e di notte lavora in un panificio con tanto di cuffia di plastica in testa. Il suo migliore amico Leonidas è in prigione e Stratos con i proventi della sua attività esaudisce continuamente le richieste di denaro del fratello minore di Leonidas, Yorgos. Migliore amico fino a un certo punto, perché durante un surreale colloquio in prigione, Leonidas dà di matto all’idea che Stratos abbia deciso non avere più una vita sessuale e lo caccia via malamente. Scene simili si ripetono per quasi tutto il film: di continuo persone vanno in cerca di lui per insultarlo e accusarlo di cose che lo spettatore non riesce tanto a seguire. Stratos, dal canto suo, appartiene a quel genere di killer che, per quanto travet, ha un vocabolario che dire limitato è un eufemismo, ma non se ne sente la mancanza dato che i suoi interlocutori si lanciano in monologhi lunghissimi in cui ripetono ossessivamente gli stessi concetti, intervallandoli istericamente con il termine malakas che, secondo i nostri calcoli, batte anche il record dei “fuck” pronunciati da Leonardo di Caprio in The wolf of Wall Street.

Stratos comunque ha mantenuto una sorta di codice etico nella sua esistenza, che si basa essenzialmente sull’amicizia, quindi quando scopre che Yorgos ha fatto uccidere il fratello in prigione ed è scappato con la cognata e con tutti i soldi che gli aveva dato Stratos per finanziare l’evasione di Leonidas, e quando scopre che la sua vicina di casa e amica Vicky intende far prostituire la figlia di otto anni per appianare un debito con un gangster, come ogni uomo di poche parole che maneggia una pistola non ci mette molto a compiere una vendetta che lascia parecchi cadaveri sul suo cammino. Il tutto ovviamente sempre con lo stesso sguardo triste e il viso impassibile, muovendosi tra discariche, miniere abbandonate, palazzi fatiscenti, squallore, vomito, ratti e cadaveri putrefatti, che vogliono evidentemente significarci che la Grecia non è più quel locus amœnus in cui andavamo a fare le vacanze nelle estati del liceo, ma che nel frattempo è stata travolta da una tragedia finanziaria di dimensioni spaventose. Possiamo supporre allora che tutto il film altro non sia che una metafora poco originale di un paese allo sbando, in cui la crisi economica ha provocato una crisi di valori morali, in cui l’incomunicabilità ha assunto dimensioni grottesche e violente. Peccato che per esprimere questo concetto ci siano voluti cinque sceneggiatori e centotrentasette minuti di troppo.


CAST & CREDITS

(Stratos); Regia: Yannis Economides; sceneggiatura: Yannis Economides, Thanos Xiros, Vangelis Mourikis, Christos Konstantakopoulos, Harry Lagoussis; fotografia: Dimitris Katsaitis; montaggio: Yannis Chalkiadakis; musica: Babis Papadopoulos; interpreti:Vangelis Mourikis, Petros Zervos, Vicky Papadopoulou, Yannis Tsortekis; produzione: Faliro House Productions; origine: Grecia, Germania, Cipro, 2013; durata: 137’;


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