Sugar Man

Sugar Man/ Vuoi darti una mossa?/ Sono stufo di questo scenario/ Per una moneta indegna/ Restituirai i colori ai miei sogni?/ Magiche barche argentate/ Tu porti/ Anfetamine, coca, erba...
Con questi versi della canzone Sugar Man ha inizio il documentario dell’esordiente Malik Bendjelloul. Presentato al Sundance 2012 e vincitore dell’Academy Award 2013, racconta la particolare vicenda del cantautore americano degli anni Settanta Jesús Sixto Rodríguez.
Nato a Detroit negli anni Quaranta da una famiglia di origine messicana di modeste condizioni, venne scoperto in un locale da due produttori (Michael Theodore e Dennis Coffey) che gli permisero di pubblicare il suo primo album Cold Fact nel 1970, che però ebbe scarso successo negli Stati Uniti. L’anno dopo esce Coming from Reality prodotto da Steve Rowland, che ebbe più o meno lo stesso risultato del primo; poi il silenzio, un’ombra profonda cadde sulla sua carriera da artista.
Fino a quando negli anni Novanta due sudafricani appassionati del cantautore, il proprietario di un negozio di dischi Stephen "Sugar" Sugerman e il critico musicale Craig Bartholomew-Strydom, decidono di partire proprio dalle tracce dei suoi dischi per ricostruire la storia dell’artista e cercare di scoprire se è effettivamente scomparso in circostanze strane (morto carbonizzato sul palco o suicida durante un concerto) come alcuni giornali raccontano o come gran parte del pubblico crede...
Se artisticamente negli States Rodríguez è considerato uno zero, o uno dei tanti bravi cantautori meteore, in Sudafrica è un hero, un cantautore capace di muovere politicamente attraverso i suoi testi la comunità afrikaans durante l’Apartheid. Con i suoi brani in quei difficili anni sembrava suggerire: "ragazzi, c’è una via di uscita, potete scrivere la musica, potete scrivere le immagini, potete cantare e esibirvi", potete combattere contro il sistema nel quale vivete. E qui emerge il suo successo, che sembra confermare il detto nemo propheta in patria, che lo posiziona in Sudafrica con il suo primo album al livello di Abbey Road dei Beatles e Bridge over troubled water di Simon and Garfunkel e che lo rende più famoso persino del mitico Elvis Presley. Tutto questo a insaputa dello stesso Rodríguez che continua a vivere a Detroit in modeste condizioni.
La sfida del documentario del regista svedese è riuscire a raccontare una storia per appassionati anche al pubblico più vasto, trasmettendo le emozioni e le suggestioni che i brani di Rodríguez ancora oggi riescono a trasmettere. Un’impresa che sulla carta sembra difficile, ma che alla fine risulta essere in immagini più efficace e semplice, grazie alla minuziosa indagine compiuta dai due protagonisti attraverso la ricostruzione delle sue tracce e la raccolta delle testimonianze di produttori, famigliari e concittadini del cantautore di Detroit.
Sugar Man rimanda, per modalità e intensità di racconto, ad altre storie di uomini stra-ordinari, come Man On Wire di James Marsh (USA-UK 2008) e My Architet di Nathaniel Kahn (USA 2003). In questo caso il documentario ha però il pregio di scavare nel profondo dell’animo e dello spirito dell’uomo, dell’artista e del genio in-compreso.
(Searching for Sugar Man); Regia: Malik Bendjelloul; sceneggiatura: Malik Bendjelloul, Stephen Sugerman, Craig Bartholomew-Strydom; fotografia: Camilla Skagerström; montaggio: Malik Bendjelloul; musica: Malik Bendjelloul, Sixto Rodriguez; interpreti: Stephen Segerman, Dennis Coffey, Steve Rowland, Mike Theodore, Dan Dimaggio; produzione: John Battsek, Malik Bendjelloul, The Documentary Company, Hysteria Film, SVT, Passion Pictures, Saperi Film Sweden AB; distribuzione: Unipol Biografilm Collection, Feltrinelli Real Cinema, Sky Arte HD; origine: Svezia e Gran Bretagna, 2012; durata: 86’
