SYRIANA

Il duo Soderbergh-Clooney, ormai quasi marchio di fabbrica di una factory politicamente impegnata sul fronte democratico, si conferma decisamente l’erede di una tradizione cinematografica americana di impegno civile e sociale, più vicina a Oliver Stone che a Robert Altman, in quanto riesce ad inserirsi pienamente nei canoni di un cinema di cassetta, senza essere confinato nella grandeur d’autore dei festival europei. Molto del merito di questa visibilità é senz’altro dovuta alla presenza di Clooney, che ormai coniuga senza contraddirsi il suo status di divo da spot e quello di attore e regista impegnato, a Matt Damon, da sempre in cerca di emanciparsi dalla sua eterna aria da ragazzo della porta accanto, e forse meno ai tanti professionisti della recitazione che non hanno mai ottenuto lo status di divi, come Chris Cooper, o la cui stella sembra essersi appannata rispetto ai fasti passati (William Hurt, Christopher Plummer).
Dopo la droga, il petrolio. Questa volta Soderbergh si ritaglia il ruolo di produttore e lascia il compito di dirigere a Stepher Goghan, regista alla sua opera seconda e soprattutto vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura di Traffic nel 2001. Goghan, raccogliendo materiale sul mondo della droga, si é accorto di strane connessioni con l’industria petrolifera e poi si é imbattuto nel memoriale “See no evil” scritto dall’ex agente della CIA Robert Bear. Da qui é nata l’idea di indagare sul mondo del petrolio e le sue ripercussioni globali, partendo dalla decisione di un principe di un non meglio specificato emirato del Golfo Persico che decide improvvisamente di sostituire i suoi partner statunitensi con i cinesi. La trama é molto complessa e coinvolge un agente della CIA che si muove tra Iran e Libano, un analista finanziario alle dipendenze del principe, un ambizioso avvocato al soldo di una compagnia petrolifera americana e un giovane pakistano sfruttato come operaio nel Golfo Persico. Tutti loro non sono altro che pedine di un’enorme scacchiera, i cui giocatori ormai non possono più essere rintracciati: scavare porta solo a scoprire nuovi cadaveri (in senso proprio e figurato) perché ormai il sistema é inquinato senza rimedio. “Corruption is our protection, corruption keeps us safe and warm” dichiara senza mezzi termini e con l’arroganza dell’impunità uno dei responsabili, peraltro un pesce troppo piccolo per far nascere uno scandalo mondiale. Non c’è salvezza per nessuno, nemmeno per chi crede di servire lealmente il suo paese, perchè niente è come sembra e persino eseguire gli ordini può farti finire sotto inchiesta.
Goghan predilige decisamente la struttura corale per le sue sceneggiature, e stavolta ha persino deciso di tagliare una quinta vicenda che si intersecava alle altre. La molteplicità dei personaggi, il procedere per accumulazione, sono senza dubbio scelte suggestive, e coraggiose, ma comportano dei rischi che in Traffic venivano sfiorati ma in Syriana, forse perchè non supportati da una regia impeccabile, risultano più marcati.
Per chi non abbia dimestichezza con il mercato del petrolio, la vicenda risulta infatti a priori piuttosto complessa e il continuo intersecarsi di quattro diversi piani narrativi non aiuta lo spettatore, diversamente con quanto avveniva per il mondo della droga che ci é ormai anche troppo familiare. Con Traffic, condivide anche l’attenzione per le vicende umane dei protagonisti, in particolare il difficile tema dei rapporti tra padri e figli, un aspetto interessante che mira evidentemente ad andare oltre il mero “spy thriller”: tuttavia, nella complessità generale della storia, risultano spesso superficiali e di conseguenza superflui.
Syriana rimane un film importante, il cui valore contenutistico riscatta comunque le pecche formali, che non vuole dare risposte ma soprattutto porre domande scomode su politica, potere, denaro e soprattutto sull’America.
Di questi tempi, non è poco.
(Id.) Regia: Stephen Goghan; soggetto: Robert Baer, Stephen Goghan, tratto dal romanzo See no Evil di Robert Baer; sceneggiatura: Stephen Goghan; fotografia: Robert Elswitt; montaggio: Tim Squyres; musica: Alexander Desplat; scenografia: Dan Weil; interpreti e personaggi: George Clooney (Bob Barnes), Matt Damon (Bryan Woodman), Jeffrey Wright (Bennett Holiday), Chris Cooper (Jimmy Pope), William Hurt (Stan), Mazhar Munir (Wasim Kahn), ; produzione: Partecipant Productions, Warner Bros.; distribuzione: Warner Bros. Italia; origine: USA 2005; durata: 128’; web info: sito ufficiale.
