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Termini Underground - Roma 2010 - Alice nella città

Pubblicato il 31 ottobre 2010 da Giovanna Branca


Termini Underground - Roma 2010 - Alice nella città

Sottoterra, dove è più facile passare inosservati, succedono cose molto interessanti.
A Roma, nella sala prove del dopolavoro ferroviario sotto la stazione Termini c’è una scuola di danza hip-hop che è molto di più di una semplice palestra. E’ qui che Angela Cocozza - tramite l’associazione Ali Onlus - insegna ballo ai suoi giovani allievi insieme al ballerino nigeriano Brancy Osadare.
La particolarità di questa palestra sta nel fatto che gli allievi sono quasi tutti dei rifugiati politici - come Farid, afgano di vent’anni fuggito dal suo paesino vicino a Kabul - o immigrati che spesso hanno problemi con il loro permesso di soggiorno: è il caso di Anido, venuto in Italia dall’Albania a 2 anni, insegnante di ballo ma sprovvisto di un regolare contratto lavorativo, quindi anche del diritto agli studi.
Termini Underground di Emilia Zazza documenta quasi un anno di preparativi svolti in questa palestra per portare in scena una versione ballata e contemporanea dell’ "Eneide".
La scelta ricade sull’opera di Virgilio proprio per la tematica dei profughi troiani che in seguito al loro girovagare approdano a Roma, e fondano quella che poi diverrà la "città eterna". Degli sconfitti, esuli di una guerra, che danno vita ad una nuova civiltà. Il parallelo con ciò che accade ai giorni nostri è chiaro, e il pregio di questo documentario sta nell’evitare ogni facile lacrima e ogni morale prefabbricata nello svolgere un argomento così delicato. La macchina da presa mantiene infatti sempre una distanza neutrale dalla materia trattata, consentendo a certe sequenze di risuonare solo della potenza intrinseca del loro contenuto: è veramente impressionante vedere dei ragazzi lontani dalla loro “patria” recitare dei passi dell’”Eneide” sulla durezza del girovagare per paesi sconosciuti, venendo respinti e sospinti sempre più in là.
Oltre a ballare, gli allievi della palestra di Termini Underground portano con sé le loro storie e le loro difficoltà nell’adattarsi ad una società che li respinge: la difficoltà nel trovare un lavoro, una casa. Ma recano con sé anche un’immediatezza nell’accettazione dell’altro che è difficile da trovare perfino nelle cerchie sociali più progredite.
Relegate sottoterra, si svolgono delle prove di civiltà futura prima ancora che di danza o di recitazione. Nel sottosuolo della stazione Termini scorre una vita parallela e - verrebbe da dire, ma forse è una semplificazione - più evoluta di quella in superficie.
I mezzi sono i più scarni: una macchina a mano, luci e suoni in "presa diretta". Ma è l’urgenza di raccontare una storia così densa di conseguenze per il mondo in cui viviamo a fare la forza di questo film: la storia di un mondo quasi del tutto ignorato dalla realtà istituzionale e non solo, ma indubbiamente destinato ad essere un piccolo seme di quello che sarà il nostro futuro.
Non a caso, dopo una serie di vane ricerche di qualcuno che producesse il film, la regista e i (pochi) operatori hanno deciso di autoprodursi, affinché questo documentario potesse infine venire alla luce.
E fortunatamente: sequenze come quella in cui a Farid viene insegnato il significato della parola profughi sono – per tutti – una lezione di civiltà.


CAST & CREDITS

(Termini Underground); Regia:Emilia Zazza ; sceneggiatura: Gianluca Colloca, Emilia Zazza; fotografia: Federico Greco, Michele De Angelis; montaggio: Rosso Fiorentino; musica: Giuseppe Silvi; produzione: Digital Room, Emilia Zazza ; origine: Italia, 2010; durata: 80’.


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