Terra Madre

Tutto è cibo e tutto è il cibo di qualcun altro. Questo è ciò che ci unisce. Siamo cibo, mangiamo cibo e siamo fatti di cibo. Con queste parole Vandana Shiva (Presidente della Commissione Internazionale sul futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura) interviene a Terra Madre del 2006. Inizia da questa straordinaria convention mondiale tenuta a Torino il racconto dell’ultimo documentario di Ermanno Olmi, prima esperienza dietro la mdp dopo l’addio al cinema di finzione con Centochiodi, presentato qui a Berlino nella sezione "Kulinarisches Kino".
Il cibo, inteso come materia e come energia necessaria per la nostra vita, non può prescindere dall’idea di terra. una terra da accarezzare e scavare a piene mani, una terra amata da milioni di contadini fagocitati da un sistema economico ormai palesemente non più sostenibile. E non c’è regista in grado di raccontare meglio di Olmi l’alchemico rapporto che lega ogni essere umano alla terra.
Terra Madre prende avvio dal resoconto per immagini dai due omonimi congressi tenutisi nel capoluogo piemontese nel 2006 e nel 2008, ci conduce poi sino alle isole Svalbard (Nord della Norvegia) per darci testimonianza dell’inaugurazione della Banca Mondiale dei Semi, in India (precisamente a Dehradun) per mostrare la raccolta del riso nei pressi della Navdanya Farm (fattoria di Vandana Shiva) e si conclude in Italia.
È qui che Olmi si riappropria del suo ruolo, è in questo momento che prende il controllo diretto della regia, ed è il momento in cui il documentario (osteggiato superficialmente e con cieca ottusità dalla stampa tedesca) inizia a lasciarsi alle spalle descrizioni un po’ troppo didascaliche per abbracciare il lirismo proprio della poetica del regista bergamasco. I testi di Un uomo senza desideri di Ignazio Roiter, recitati da Omero Antonutti, e le relative immagini sottolineano il senso profondo del lavoro di Olmi ed il messaggio politico e culturale che si porta dietro: la ricerca di una nuova ridefinizione dei consumi e, di conseguenza, il ritorno a un rispetto della terra e dei suoi prodotti. Da qui si passa all’ultima parte (“il contadino e l’orto”) realizzata in stretta collaborazione con Franco Piavoli. Attimi di silenzio in cui irrompono solo gli elementi naturali. Sono immagini che muovono messaggi di speranza e non è un caso che il film si chiuda con l’immagine di un bambino, gigante tra una vegetazione incolta, che sorride alla mdp.
Per quanto sincera e inevitabile sia la stima e la gratitudine per un autore che ci ha regalato alcune delle pagine più belle del nostro cinema, non possiamo definire Terra Madre uno dei suoi lavori documentari (ricordando soprattutto l’inizio della sua filmografia) meglio riusciti. La prima parte racconta tanto ma sembra non possedere anima né calore. Certo è che quando Olmi si siede alla regia (e sono i due momenti prima ricordati) non è diffide ritrovare le orme e i segni di quella splendida unione tra immagini e poesia che in ogni sua passata pellicola è possibile rintracciare.
(Terra Madre) Regia, sceneggiatura: Ermanno Olmi; fotografia, montaggio: Mario Piavoli; produzione: Cineteca di Bologna, Beppe Caschetto, ITC Movie, Rai Cinema; distribuzione: Rai Cinema; origine: Italia; durata: 78’
