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Tête de turc

Pubblicato il 6 novembre 2010 da Arianna Pagliara


Tête de turc

(Tête de turc) Regia: Pascal Elbé; sceneggiatura: Pascal Elbé; fotografia: Jean-Francois Hensgens; montaggio: Arnaud Rolland; scenografia: Denis Mercier; musica: Bruno Coulais; interpreti: Roschdy Zem Pascal Elbé Ronit Elkabetz Simon Abkarian Samir Makhlouf; produzione: Alicéleo Cinéma (Francia) France 2 Cinema (Francia); distribuzione internazionale: Other Angle Pictures (Francia); origine: Francia; durata: 87’.

In una storia che vede intrecciarsi le vite di molti personaggi, sullo sfondo di una periferia pericolosa e degradata, il regista Pascal Elbé descrive le difficoltà dell’integrazione culturale, la fragilità dell’adolescenza, la precarietà dei legami affettivi e familiari, e infine la violenza che troppo spesso è conseguenza della rabbia e del rancore ora in una dimensione personale e intima, ora in un più ampio contesto sociale.
Un bambino turco lancia una molotov sull’auto di quello che sembra essere un poliziotto, ma poi si pente e lo salva. Il presunto poliziotto si rivela essere un medico, inseguito da un uomo che lo reputa responsabile della morte della propria moglie. Il medico ha un fratello che nasconde un segreto che lo lacera, e una moglie con cui non riesce più a parlare. Un compagno del ragazzino turco finisce in galera al suo posto, mentre lui forse verrà insignito di una medaglia d’oro come salvatore del medico. Sua madre, che ha lasciato il marito in Turchia e lavora in fabbrica per mantenere i figli, è orgogliosa di lui, mentre invece il ragazzino medita una fuga con la sua fidanzata.
Le storie dei protagonisti si legano e si intersecano, mentre in una situazione governata da conflitti razziali, sfiducia e soprusi le cose si fanno sempre più tese. Non è un mondo del tutto cupo quello descritto in Tête de turc, poiché c’è ancora posto per il perdono e per la conciliazione. Ma non è neppure un mondo che, per questi motivi, viene idealizzato. Infatti, ammesso che si possa imparare a cambiare, il caso pende sulle vite dei protagonisti come una spada di damocle.
Giusta analisi sociale e toccante riflessione su certe realtà quanto mai amare e problematiche, il film di Pascal Elbè sa abbracciare molte tematiche, e affrontarle con tatto e sottigliezza. Noto soprattutto come attore, Elbè in Tête de turc interpreta anche il personaggio di Simon, il medico, ed inoltre ha anche sceneggiato il film, che è la sua prima esperienza da regista. Già matura ed equilibrata nel linguaggio, questa pellicola ha anche il merito di riportare l’attenzione su certe problematiche molto attuali per l’Occidente, e di trattarle con attenzione, soprattutto senza retorica, luoghi comuni né buonismi di sorta. Molto realisticamente, la storia che il regista sceglie di raccontare è un dramma sia intimo che sociale che si sviluppa seguendo la linea inarrestabile e casuale di un domino in cui ogni carta cade sopra quella che le sta accanto. Ogni azione ha una conseguenza, e ogni conseguenza è la causa di un nuovo effetto. In mezzo a tutto questo, si agitano e lottano i personaggi, difendendo la propria causa, lottando ora con la giustizia e la polizia, ora con il senso di colpa, o perfino con la morte. Solida sceneggiatura e ottimi interpreti, Tête de turc è ancora una volta la riconferma della validità di contenuti offerta dalla sezione Alice nella città, che spesso riserva delle ottime sorprese.


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