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Henry

Pubblicato il 2 marzo 2012 da Salvatore Salviano Miceli
VOTO:


Henry

Henry è un libro sporco, feroce, notturno come i giorni che racconta in una Roma che poco ha a che vedere con la capitale borghese che negli ultimi anni il cinema ha saccheggiato. In una metropoli affannata, in cui si confondono etnie ed individualità che sembrano avere già rinunciato a priori all’idea di integrazione, la vita dei personaggi impressa tra le pagine è legata dall’eroina (Henry in gergo). C’è chi la combatte, chi la spaccia e chi la consuma. In qualche modo, però, tutti ne sono schiavi.
Appena uscito nel 2006 il romanzo di Giovanni Mastrangelo ha catturato immediatamente l’attenzione di Alessandro Piva, al terzo lungometraggio dopo LaCapaGira e Mio Cognato.
Henry è un noir che, proprio come accade nel testo da cui è tratto, spezza la narrazione con monologhi improvvisi dei personaggi principali. Monologhi in cui gli attori guardano direttamente in macchina lasciandosi andare ad una sorta di flusso di coscienza che sa tanto di confessione. Confessione per la giovane Nina (Crescentini,) infantile insegnante in una palestra romana, o per il commissario Silvestri (Gioè), improvvisamente cambiato, forse ormai inadeguato per il suo ruolo, dopo la gravidanza della moglie. Sono frammenti in cui il ritmo violento e serrato si sospende rintracciando quella introspezione che nelle pagine di Mastrangelo serviva da contrappunto alla storia. Roma è madre di "bastardi" nel film, è un’ombra sempre presente pur non essendo mai davvero protagonista. Si avverte, si riconosce, pare contenere, mostrare e mortificare le emozioni dei figli che ospita.
Piva ha già dimostrato tanto di sapere scrivere quanto di girare con un certo eclettismo, non lasciandosi mai abbindolare da facilonerie stilistiche, ma ricercando piuttosto una originale rappresentazione. In Henry non tutto funziona per il verso giusto. Se è corretto sottolineare come il romanzo abbia anche una chiave di lettura paradossale, il film, probabilmente cercando di dare sfogo a questa componente, finisce per non avere una identità immediatamente percepibile. Ciò che deve essere cattivo non lo sembra mai abbastanza ed il paradossale appena citato scade un po’ troppo spesso nel ridicolo. Pur apprezzando il lavoro che il regista compie con gli attori (come nelle due precedenti pellicole si avverte l’importanza che gli interpreti hanno per Piva), i personaggi cinematografici non riescono a restituire tutta la complessità dei loro corrispettivi su carta. Anche abbandonando, poi, il legame con il romanzo di Mastrangelo, pur essendo fuorviante farlo, Henry mette sì in mostra il coraggio di Piva nell’affrontare una produzione così complessa, ma il risultato è lontano dall’entusiasmare, denunciando qualche debolezza di troppo.


CAST & CREDITS

(Henry) Regia e montaggio: Alessandro Piva; soggetto: basato sull’omonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo; fotografia: Lorenzo Adorisio; scenografia: Marianna Sciveres; musica: Andrea Farri; interpreti: Carolina Crescentini (Nina), Claudio Gioè (Silvestri), Michele Riondino (Gianni), Pietro De Silva (Rocco), Paolo Sassanelli (Bellucci), Aurelien Gaya (Kueku), Dino Abbrescia (Martino), ; produzione: Seminal Film; distribuzione: Seminal Film; origine: Italia; durata: 94’.


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