TFF 2010 - The Autobiography of Nicolae Ceausescu - Festa Mobile

Il regista rumeno Andrej Ujiča non è presente alla proiezione del suo film The Autobiography of Nicolae Ceausescu, ma fa recapitare al pubblico torinese un messaggio. In quanto italiani – dice – sappiamo bene cosa sia il trauma di una nazione che esce da una dittatura: lui ha fatto questo film sul dittatore rumeno in quanto crede fortemente nel valore di “psicanalisi collettiva” che può avere il cinema raccontando e rielaborando eventi del genere. The Autobiography of Nicolae Ceausescu è un monumentale film di montaggio che accosta – in una dimensione temporale non lineare – gran parte dei filmati d’archivio sulla figura del dittatore comunista. Il film si apre e si chiude sul processo sommario subito da Ceausescu e dalla moglie nel 1989 da parte del Tribunale Militare Eccezionale istituito in seguito alla rivoluzione, ma tralascia significativamente il momento dell’esecuzione. L’opera di Ujiča ripercorre tutti i 22 anni della dittatura (dal 1967 al 1989), mischiando immagini pubbliche e private della vita del dittatore: i suoi discorsi, i suoi incontri con gli altri leader europei e mondiali, le sue comiche partite a pallavolo e così via. La chiave di lettura più importante per approcciarsi a questo film la fornisce proprio il titolo, che parla di un’autobiografia pur mostrando dei materiali documentari, cioè emblematici di una narrazione il più “oggettiva” possibile. Perché, allora, “autobiografia”? La soggettività del dittatore rumeno – com’è ovvio puramente convenzionale – che il regista vuol fare emergere è ottenuta tramite un approccio molto originale alla materia trattata, che riporta le “gesta” di Ceausescu concentrandosi quasi unicamente su di lui, tralasciando il contesto ed evitando sistematicamente ogni intervento esplicativo ed interpretativo esterno: non ci sono didascalie che diano indicazioni su dove e quando si svolgono gli eventi, nessuna spiegazione su ciò che sta accadendo in Romania e nel resto del mondo che la circonda in quegli anni drammatici. Ceausescu va molte volte in Cina – dov’è accolto da parate strabilianti – parla di piani quinquennali andati non troppo bene e della necessità di riformare l’istruzione, incontra amichevolmente Nixon (un presidente americano in buoni rapporti con un leader comunista proprio negli anni della Guerra Fredda). Ma non c’è nessun filmato o spiegazione che ci aiuti a capire cosa sta succedendo, perché vengono fatte e dette determinate cose, quale ratio soggiace alle azioni e alle parole: manca quello che potremmo definire un “controcampo” su una visione più globale degli eventi, su come essi si inseriscano nel flusso della storia. Ed ecco l’autobiografia: una lunghissima sequela di eventi assorbiti e centrifugati da quel buco nero che è la figura del padre padrone da rielaborare e riaffrontare dolorosamente, come in una seduta di psicanalisi collettiva. Da lui partono tutte le direttrici che poi si perdono nel vuoto del non detto e del non mostrato, perché vengono ritenute già presenti nella memoria storica dello spettatore. Ceausescu ha privato i rumeni dei loro diritti civili, ha distrutto l’economia, è stato parzialmente legittimato dagli americani in quanto si è allontanato dalle linee guida dell’Unione Sovietica. Ma queste cose sono nella storia di chi guarda e non in quella del film. In questo senso il valore “terapeutico” di un film simile nei confronti del popolo rumeno è – plausibilmente – raggiunto in pieno. La narrazione documentaristica del tutto anticonvenzionale adottata da Ujiča è molto efficace, e l’inanellamento delle immagini è eseguito con grande sensibilità visiva e narrativa. Tuttavia la totale assenza di coordinate rende The Autobiography un po’ troppo criptico per un pubblico – come quello italiano – che non conosce perfettamente gli eventi di cui si parla, e si perde necessariamente gran parte dell’incisività di questo film. Ma la necessità di spiegare tutto a chi non può comprendere pienamente certi fatti storici non può snaturare l’essenza di un film che trova la sua ragion d’essere proprio nel fare leva su una memoria sofferta e pronta a riaffiorare alla mente di chi quegli eventi dolorosi li ha subiti in prima persona. L’autobiografia, in fondo, è la loro.
(Autobiografia Lui Nicolae Ceausescu) Regia e sceneggiatura: Andrej Ujiča ; montaggio: Dana Bunescu ;produzione: Icon Production ; distribuzione: Cinecittà Luce ; origine: Romania; durata: 180’.
