TFF - Last Chestnuts - Concorso

Tempi dilatati per Last Chestnuts, terzo lungometraggio di Zhao Ye, già presente nel 2009 qui a Torino, e sempre in concorso, con Jalainur. Pur durando appena sessanta minuti, infatti, il film abbonda di lunghe pause. Pause che, sebbene giustificate narrativamente, certo non aiutano durante una visione che aumenta esponenzialmente la sua carica emotiva sino all’acme dell’epilogo.
L’intero racconto è filtrato da un uso massiccio della camera a mano, scelta espressiva quasi obbligata per giustificare la ricerca del proprio figlio da parte della donna protagonista. Tecnica che, inoltre, garantisce una fotografia fortemente personale ed istintiva che ben definisce il carattere del film. Il regista si riserva un lungo momento di mistero, non chiarendo immediatamente i presupposti ed i reali motivi del viaggio della sua protagonista.
Non ci é dato sapere se questo figlio, tanto inseguito, sia vivo o morto e, più semplicemente, fuggito via. Così il film diviene un percorso di scoperta, tanto per i personaggi quanto per noi spettatori. C’è una corrispondenza perfetta tra le nostre e le loro scoperte, tra la lettura che noi, da spettatori, possiamo fare degli eventi e la loro interpretazione.
Zhao Ye si affida al realismo ed alla bella interpretazione di Kaori Momoi. Sceglie di caricare questo viaggio spirituale solamente dell’istinto che guida una madre alla ricerca di luoghi, persone, emozioni vissute dal proprio figlio. È la via più esatta per portare sullo schermo l’inquietudine, dapprima silenziosa, ed infine commovente, della sua protagonista.
Sono sessanta minuti che non corrono certo via con facilità, che si compiono, minuto dopo minuto, tra i segni di una solitudine e di una disperazione che si fanno sempre più profondi. Sono tracce di abbandono. Abbandono degli affetti, della vita, dei ricordi. E quando, nell’epilogo, noi spettatori avremo l’onere della consapevolezza, a differenza della protagonista che sceglie, quasi, di restare ignara, la guardiamo e la osserviamo con occhi differenti, scoprendo pietà e quella pazienza che i primi minuti del film, così lenti e privi di ritmo, avevano volutamente messo alla prova.
C’è poi una particolare attenzione nel dipingere una simbiosi forte e assai simbolica tra gli eventi e la natura circostante (torna alla mente, probabilmente non a caso, Mogari No Mori di Naomi Kawase, qui nelle vesti di produttrice, premio della giuria a Cannes nel 2007). Una natura cui tocca il compito di chiudere il film, di estrinsecare ciò che noi abbiamo già intuito.
Difficile dare un giudizio su Last Chestnuts. Il film è estremamente legato alle sue radici orientali, ad un cinema fatto di sospensione ed in cui lo spazio lasciato all’introspezione sfida l’assenza del ritmo. È una piccola opera che non faticherà a convincere sufficientemente chi di questo cinema è estimatore pur senza lasciare una traccia indelebile.
(Last Chestnuts) Regia e sceneggiatura: Zhao Ye; fotografia: Hideyo Nakano; suono: Eiji Mori; interpreti: Kaori Momoi (La madre), Setsuko Dodo, Shigeki Uda; distribuzione: Nara Internaional Film Festival Organizing. Committee; origine: Giappone; durata: 60’.
