TFF - UNA SCUOLA ITALIANA - ITALIANA DOC.

Un bel documentario, lineare, caldo, preciso. Una scuola italiana, presentato nella sezione Italiana.Doc del 28esimo Torino Film Festival. Utile soprattutto per capire meglio la realtà.
_Roma, quartiere popolare di Tor Pignattara, uno tra i più multietnici della capitale. Case basse e fatiscenti, color pastello, sovrastate da altre molto più grandi, un kebbabbaro, come lo chiamano a Roma, per ogni pizzeria al taglio, mentre vecchi acquedotti romani dormono innocui sopra piazzette affollate da colori della pelle diversi.
_Eppure anche qui, quando il problema dell’integrazione razziale entra nel quotidiano, si avverte chiaro il segnale di quanto lavoro ci sia ancora da fare, da parte di tutti, per accettare che il mondo è diventato piccolo piccolo, e che le migrazioni umane, naturali come le stagioni, sono un fenomeno inarrestabile, che va gestito al meglio quanto prima.
_L’occasione per riflettere in tal senso la forniscono Angelo Loy e Giulio Cederna, autori di un lavoro sobrio e convincente, che guarda con occhi aperti, ascolta da vicino perchè ha voglia di conoscere il presente che fa sempre un pò paura, soprattutto ai grandi.
_I due registi entrano delicatamente nella scuola materna Carlo Pisacane, dove imparano la vita bambini tra i tre e i cinque anni, nati tutti in Italia ma quasi tutti da genitori stranieri. Ed una classe composta in maggioranza da bambini di diversa cultura impaurisce soprattutto perchè quei ragazzini diversi sono spesso figli di "ultimi", e dagli "ultimi", si sa, è facile pensare che ci sia poco da guadagnare. A meno che si sia profondamente intelligenti o liberi, oppure profondamente cristiani, ed in pochissimi lo sono davvero, nel paese più cattolico d’Europa.
_E’ un razzismo dal basso che giustifica un livore legato al concetto di classe: se mio figlio, potrebbe pensare l’italiano qualunque, va a scuola con i figli di immigrati provenienti dai terzi mondi di oriente ed occidente, allora vuol dire che pure noi, come famiglia, non è che stiamo nelle prime posizioni. E questo brucia, perchè è diventato facilissimo guardare le cose con gli occhi del profitto e del materialismo imposti dalla cultura dominante.
_Concetti che i bambini, per fortuna, non comprendono ancora, rapiti dalla voglia di stare con altri bambini e dalla facilità con cui si perdono nei viali bellissimi della fantasia e dell’immaginazione.
_E spicca, dolcemente, nel film, la contrapposizione tra la normale semplicità dell’aula, e quel chiacchiericcio agitato che si muove tutt’intorno. Perchè mentre le maestre si prodigano ad insegnare l’uguaglianza e tutta una serie di nobili valori, dando spazio alle emozioni e alle relazioni autentiche, e trattando i bambini come fertilissima materia da formare indipendentemente dalla provenienza familiare, quella stessa scuola, proprio per le scelte portate avanti in relazione alla realtà complessa con cui si rapporta, diventa un caso di cronaca nazionale.
_Le nuove disposizioni ministeriali dicono che il tetto massimo di stranieri per classe non deve superare il 30% , comprendendo anche chi in Italia c’è nato, ma da genitori extracomunitari. La scuola Carlo Pisacane ha fatto ricorso contro questo emendamento e ne è nato un caso mediatico, dopo le accuse di “eccessiva forma mentale di accoglienza stranieri” fatte dai genitori italiani.
Angelo Loy e Giulio Cederna entrano in classe mentre si sta portando avanti un laboratorio teatrale che racconta agli alunni il viaggio di Dorothy nel magico mondo di Oz, affinchè tutti i bimbi possano pensare di poter amare in libertà il proprio paese senza dover aver paura di sentirsi stranieri nel posto in cui si vive.
Il lavoro di Loy e Cederna parla con le parole delle insegnanti, col loro metodo di lavoro, ma soprattutto con un’osservazione attenta dei bambini, capaci di insegnare tanto ai più grandi.
Regia: Giulio Cederna, Angelo Loy; Fotografia: Angelo Loy; Montaggio: Aline Hervè; Produzione: Cecilia Bartoli; Marco Carsetti, Alessandro Triulzi; Asinitas
