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The Burning Plain

Pubblicato il 6 novembre 2008 da Luca Lardieri


The Burning Plain

La vita di ognuno di noi è costellata da piccole e grandi cicatrici che fin dalla nascita, segnano in maniera indelebile i momenti fondamentali della vita. Oltre alle cicatrici visibili, quelle che nel bene e nel male si imprimono sul corpo e testimoniano alcuni frammenti del percorso da noi compiuto durante la nostra esistenza, vi sono quelle invisibili, quelle dell’anima, della memoria. Dal primo momento in cui apriamo gli occhi e guardiamo a ciò che ci sta intorno, la nostra memoria e di conseguenza la nostra anima, vengono solcate da tagli più o meno profondi. I più importanti, coloro i quali si celano a lungo nel subconscio, sono quelli che formano le azioni e determinano il carattere di un individuo, pronti a riaffiorare vividi e dolorosi nell’attimo in cui ci si dovesse ritrovare dinanzi una situazione simile a quella che l’ha procurata.
The Burning Plain è la sintesi di tutto ciò. È l’intreccio di diverse vite, di sofferenze ed incomprensioni che si legano le una alle altre in maniera imprescindibile, cambiando in modo radicale le esistenze ed i destini dei propri protagonisti. Tre epoche diverse, tre situazioni totalmente agli antipodi che si trovano e si riallacciano pian piano in un dolore comune, sottolineate dalle continue lacerazioni che la protagonista, Sylvia, infligge al proprio corpo sin dalla tenerissima età. Cicatrici che sanciscono momenti di gioia piombati nel dolore e viceversa, un monito costante da tenere lì sotto gli occhi per non rischiare di far precipitare tutto nel posto più recondito della nostra anima. Ma la mente umana non si può controllare in maniera lucida e razionale e alla fine ci si accorge che ci si è trasformati in ciò che non si voleva essere e che forse è troppo tardi per tornare indietro.
Un’esplosione nel deserto californiano e subito dopo il corpo nudo di una donna (Charlize Theron) ed i suoi occhi malinconici che scrutano il panorama di una cittadina uggiosa. I volti di una famiglia apparentemente felice, tre ragazzi tra i resti di una roulotte bruciata e due funerali. È questo il folgorante inizio del film di Arriaga, il quale dimostra di essere un abile e fine sceneggiatore nonché profondo studioso dei comportamenti umani, soprattutto nel dolore. Il suo film tiene incollato alla sedia per tutta la durata, grazie ad un buon ritmo, a dialoghi mai banali e alla straordinaria bravura degli interpreti (soprattutto la Theron e l’incredibile Kim Basinger), ma dimostra anche che Arriaga è sicuramente un ottimo sceneggiatore privo dell’estro del grande regista. Dietro la macchina da presa svolge il proprio compitino in maniera discreta ma senza mai provare qualcosa di coraggioso. La stessa sceneggiatura tra le mani di Inarritu sarebbe potuta diventare un capolavoro, invece con Arriaga non si discosta dall’essere un semplice film interessante e ben fatto. Pur essendo un esordio alla regia ci si attendeva qualcosa di più, soprattutto in alcune scelte che cadono nel banale e arrivano telefonatissime allo spettatore. In più c’è la grave pecca di aver concluso il film con un finale puro American Style in cui tutto torna al proprio posto in maniera un po’ troppo semplicistica. A nostro avviso sarebbe bastato eliminare le ultime due inquadrature per rendere il film memorabile e non “semplicemente” un bel film.


CAST & CREDITS

(The Burning Plain); Regia e sceneggiatura: Guillermo Arriaga; fotografia: Robert Elswit; montaggio: Craig Wood; musiche: Omar Rodriguez Lopez e Hans Zimmer; interpreti: Charlize Theron (Sylvia/Mariana), Kim Basinger (Gina), Jennifer Lewrence(Mariana giovane), J.D. Pardo (Santiago giovane); produzione: 2929 International; distribuzione: Medusa; origine: USA 2008; durata: 110’.


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