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The Canyons

Pubblicato il 20 novembre 2013 da Giammario Di Risio
VOTO:


The Canyons

Il mondo raccontato è quello del jet set cinematografico e il nucleo principale sta, effettivamente, nell’operazione che il regista sviluppa su un’attrice che nella realtà fa chiacchierare tutta Hollywood e qui, nella finzione, vive in una splendida villa, guarda caso, sulle colline di Los Angeles. Le sue forme le ammiriamo dopo circa venti minuti; all’inizio dobbiamo fare i conti con istantanee di sale cinematografiche fatiscenti e poi ci interfacciamo con due coppie durante un aperitivo, che fanno emergere tutto il falso e l’ambiguo di un mondo che si autoalimenta squallidamente e che ha nell’ eroina dai capelli rossi e dalle labbra carnose la sua punta di diamante.

Ci troviamo nel sottobosco torbido dell’ambiente cinematografico statunitense e vediamo quattro giovanotti eleganti che sorseggiano cocktails allo Chateau Marmont: Christian con la fidanzata rossa Tara e Gina con il fidanzato belloccio Ryan; Si parla del prossimo film prodotto da Christian, che verrà girato dalla sua brava e onesta assistente Gina e avrà come protagonista, forse, lo stesso Ryan, arrivato in città tre anni prima con sogni di gloria e ritrovatosi, senza un soldo, a fare il cameriere. Christian ha un fondo fiduciario elargito dal papino ricchissimo mentre Tara, femme fatale con un passato da modella, si presta quotidianamente ai giochi sessuali, anche di gruppo, a cui la sottopone l’instabile compagno. L’instabilità diventerà pura ossessione incontrollabile quando Jimmy annuserà un passato compromettente tra Tara e Ryan.

The Canyons di Paul Schrader non è esclusivamente una riflessione sulla decadenza di un mondo cinematografico che ha perso ogni contatto con la realtà, con attrici depresse che si riciclano in insegnanti di yoga e produttori costretti ad accettare ricatti sessuali per salvare il posto. Tra fellatio e giochi a tre, cellulari che squillano e fantasmi del passato, crimini efferati e psicanalisti, superfici riflettenti alla Michael Mann e location glamour, il filo d’oro è rappresentato dal travaso continuo tra realtà e finzione che il maestro ci somministra. Lo scettro di questo gioco è nelle mani del personaggio di Tara, che diventa prosecuzione autoriale della stessa Lohan che lo interpreta. Da sempre “percepita” come un’attrice borderline, l’ex bambina prodigio di Hollywood, durante le sequenze, sembra continuamente sul punto di “scoppiare”; vaga nuda in quadro, si dispera e quando la ritroviamo vestita ecco che assume i connotati della bambola postmoderna luccicante ma decadente; masochisticamente Schrader le “ordina” l’unico sguardo in macchina della pellicola decretando il legame possibile con lo spettatore.

Non stiamo parlando della migliore opera del maestro viceversa di una soap opera erotica in tinta noir strutturata bene, portata avanti con un budget di soli centocinquantamila dollari e senza troppe pretese. Tanti gli omaggi al cinema del Novecento; abbiamo un cameo di Gus Van Sant, nei panni dello psicologo di Jimmy, reiterante la metafora metacinematografica, e una musica che supera la mission da commento per farsi interpretazione delle immagini in quadro.


CAST & CREDITS

(The Canyons); Regia: Paul Schrader; sceneggiatura: Bret Easton Ellis; fotografia: John DeFazio; montaggio: Tim Silano; musica: Brendan Canning; interpreti: Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk, Amanda Brooks; produzione: Prettybird, Post Empire Films, Sodium Fox, Filmworks, Canyons; origine: U.S.A., 2013; durata: 99’;


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