THE FAST AND THE FURIOUS: TOKYO DRIFT

Ci sono molti segnali che annunciano l’arrivo dell’estate. Le temperature si alzano, le città si svuotano e i cinema sono pieni di horror e pellicole americane da fine stagione. Fast and furious Tokyo Drift fa sicuramente parte di quest’ultima categoria. Per chi non fosse avvezzo della serie i “Veloci e furiosi” del titolo sono piloti di auto di serie adattate, da abili meccanici, a bolidi da corsa. Il loro scopo della vita, la loro filosofia, è correre per le strade delle grandi città sfidandosi a suon di carburatori. Gli ingredienti del film sono sempre gli stessi, belle macchine, belle donne, musica a tutto volume e quanta più azione possibile. Così per ridare nuova linfa all’ultimo capitolo della trilogia si prende spunto da una nuova tecnica di guida proveniente dall’oriente, ancor più folle e spericolata delle precedenti: il drifting. Il Drift, letteralmente “andare alla deriva”, è uno stile di guida che consente ai piloti di lanciarsi a folle velocità sulle curve lasciando slittare la macchina praticamente senza controllo, freno a mano, frizione, acceleratore e via. Rispetto alle prime due pellicole, aumenta l’immaginazione degli sceneggiatori che rendono la trama ancor meno credibile. Per due ore si assiste alla carrellata di macchine sempre più costose e potenti, a corse che nella realtà causerebbe solo incidenti mortali, al susseguirsi di una schiera di personaggi assolutamente irreali. Fra tutti spicca di certo la figura di Han, grande amico del protagonista Sean, che , in una sorta di omaggio al cinema di genere orientale, rappresenta un maestro un po’ santone, pronto ad elargire massimi e consigli. Nella mente dei produttori l’idea di girare la pellicola a Tokyo e affidare la regia ad un orientale, Justin Lin giovane regista originario di Taiwan, voleva essere un tentativo di avvicinare il successo di pellicole come Initial D (Wai Keung Lau, Siu Fai Mak 2005, passato fuori concorso al 62 festival di Venezia), film cinese tratto dall’omonima serie televisiva che per soggetto e stile di guida ricorda molto la pellicola americana. Fast and Furious risulta però meno entusiasmante del predecessore cinese in particolare, le corse con le auto, elemento capace, se ben gestito, di tenere lo spettatore attaccato alla sedia, non riescono a distrarre dalla banalità dell’intreccio e dal prevedibile finale. Un film, in sostanza, più adatto a chi ama le macchine da corsa (meglio se truccate) che per chi ama il cinema...
(Id.) Regia: Justin Lin; sceneggiatura: Chris Morgan; fotografia: Stephen F. Windon; montaggio: Kelly Matsumoto, Dallas Puett, Fred Raskin; musica: DJ Shadow, Brian Tyler; scenografia: Tom Reta; costumi: Sanja Milkovic Hays; interpreti: Lucas Black (Sean Boswell), Bow Wow (Twinkie); origine: USA 2006; durata:104’;
