X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



THE GOOD LIFE - INDEPENDENT FILM COMPETITION

Pubblicato il 22 gennaio 2007 da Giampiero Francesca


THE GOOD LIFE - INDEPENDENT FILM COMPETITION

Vite di periferia, lontane dalle luci accecanti delle grandi città americane, fatte di piccoli eventi e grandi problemi. Sembrano essere queste le atmosfere che il 26° Sundance ha scelto di rappresentare. Una scelta molto distante dalle logiche delle major, e forse proprio per questo, molto più prossima alle istanze del festival. Una selezione di film dal sapore europeo, opere che, nel vecchio continente, chiameremmo d’autore. Autori come Steve Berra e il suo “The Good Life”.
Un film sempre in bilico fra realtà e immaginazione, crudo realismo e sogno (magnificamente metaforizzato attraverso una piccola sala cinematografica), capace di raccogliere in novanta minuti molti dei temi espressi fin ora al festival.
La violenza, l’incomunicabilità, l’alienazione appaiono componenti inevitabili della vita di Jason; due lavori per portare a casa qualche soldo, un padre morto suicida e una madre indifferente. Un universo popolato da maschere deformi con cui è impossibile comunicare. C’è chi si nasconde dietro la forza e colpisce, con pugni e calci, chiunque gli si pari davanti, senza un motivo, senza un pretesto, o chi, perso definitivamente in una vita priva di affetti e amori, si rifugia nella dimenticanza, nell’oblio.
L’unica ancora di salvezza è il cinema, il sogno, un luogo il più distante possibile dalla realtà (in sala si proiettano solamente retrospettive: Capra, Chaplin). Ed è li che Jason incontra una bellissima sconosciuta, ennesimo parto della sua immaginazione o, forse, reale speranza nel futuro.
All’infuori della sala però il mondo è spietato, senza scampo. La via d’uscita è apparentemente una sola, un bossolo, “Jason”, come suo padre prima di lui…

Ciò che colpisce di questa pellicola, forse proprio nella sua banalità, è la scelta di Berra di lanciare, comunque, un messaggio di speranza. Non la morte, non la fine ma l’inizio (sarà forse il caso di ripensare all’utilizzo continuo di strutture narrative circolari?). Per Jason infatti vale comunque la pena di ricominciare, perché, come ricorda lui stesso: “Ogni amico aiutato, ogni incontro, ogni emozione provata, ogni volta che ci si sente nudi, ogni volta che una mano ti sfiora il viso, ognuna di quelle volte è valsa la pena di vivere”.
Piccole cose, piccoli eventi.


CAST & CREDITS

Regia: Steve Berra; sceneggiatura: Stephen Berra; interpreti: Mark Webber, Zooey Deschanel, Bill Paxton, Harry Dean Stanton, Chris Klein, Patrick Fugit, Drea de Matteo, Bruce McGill, Donal Logue, Deborah Rush; produttore: Bill Paxton; distribuzione: Warner Bros.; origine: USA 2006; durata: 106’


Enregistrer au format PDF