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The necessary life of Charlie Countryman - Concorso

Pubblicato il 9 febbraio 2013 da Giovanella Rendi

VOTO:

The necessary life of Charlie Countryman - Concorso

É uno strano rapporto quello tra la Berlinale e il cinema americano: forse per mantenere fede alla sua fama di festival impegnato, che sostiene soprattutto cinematografia punitiva da terzo mondo o Europa Orientale, confina accuratamente blockbuster (tipo Knockout - Resa dei conti di Soderbergh, 2011) e filmoni in costume (The other Boleyn Girl del 2008, sempre per citarne uno a caso) tra gli eventi speciali e inserisce in concorso degli strani ibridi come Greenberg di Noel Baumbach (2009) o Jayne Mansfield’s Car di Billy Bob Thorntorn (2012), citando a memoria, in bilico tra mumblecore e satira del cinema e della società americana, spesso fastidiosamente nè l’uno nè l’altra.
Nella sfortunata categoria si può a buon diritto inserire anche The necessary life of Charlie Countryman del regista di video clip Frederik Bond, qui al suo esordio cinematografico, interpretato da attori del calibro di Shia Labeouf, Mads Mikkelsen e Evan Rachel Wood.
Il Charlie Countryman del titolo è un giovanotto di Chicago che, in overdose da medicinali e sotto choc per la morte della madre, ha una visione in cui la simpatica signora gli dice sibillinamente di andare a Bucarest: da qui ha inizio una serie di avventure assolutamente inverosimili che però non assurgono mai al ben più dignitoso status di “surreali”, che comprendono viaggi al seguito di cadaveri e conseguenti scontri con la corrotta burocrazia locale (ormai gettonatissimi come in Il resposabile delle risorse umane o Simon Konianski), spietati gangster, adorabili fanciulle in pericolo, uso disinvolto di droghe e alcol. I luoghi comuni sulla vecchia Europa, malfamata e povera ma allo stesso tempo raffinata e colta, con bambini poveri per le strade e case fatiscenti ma anche virtuosi musicisti che suonano il violoncello nel palazzo barocco dell’Opera, stavolta cadono tutti sulla Romania, con buona pace dell’Italia che, ormai perso il fascino perverso delle mafie, può solo fare da cartolina poetica per Mangia, prega, ama o To Rome with love di Woody Allen. L’Europa orientale aveva già avuto il suo momento di gloria con la Bratislava di Hostel, che aveva quasi creato un incidente diplomatico, quindi il regista mette subito le mani avanti prendendo in giro l’ignoranza degli americani, in quanto in realtà la mamma morta aveva confuso Budapest con Bucarest. Questo non impedisce comunque a Evan Rachel Wood di sfoggiare un look che nell’Europa dell’est non si portava neanche all’epoca della caduta del Muro di Berlino.
Il regista, inoltre, conscio forse della differenza tra una sceneggiatura di ferro e l’accumularsi frenetico di eventi alla Fuori orario, cerca di colmare le lacune con il moltiplicarsi di facili escamotages tecnici come una superflua e prolissa voice over (interpretata nientemeno che da John Hurt), l’uso smodato di ralenti ogni volta che il protagonista si lancia in una corsa disperata (ne abbiamo perso il conto) e intensi primi piani dei protagonisti.


CAST & CREDITS

(The necessary life of Charlie Countryman); Regia: Fredrik Bond; sceneggiatura: Matt Drake; fotografia: Roman Vasyanov; montaggio: Hughes Winborne; musica: Christophe Beck, Dead Mono; interpreti: Shia Labeouf (Charlie Countryman), Evan Rachel Wood (Gabi Ibanescu), Mads Mikkelsen (Nigel), Til Schweiger (Darko), Rupert Grint (Karl); produzione: Voltage Pictures; origine: USA, 2012; durata: 107’.


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