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The Railroad - Concorso - Tff 2007

Pubblicato il 30 novembre 2007 da Salvatore Salviano Miceli


The Railroad - Concorso - Tff 2007

È un viaggio a ritroso nelle ferite dei due protagonisti Gyeong-ui-seon (La ferrovia - t.i.), secondo lungometraggio del coreano Park Heung-sik. Un uomo e una donna prendono l’ultimo treno per Seoul, si addormentano, sconvolti entrambi dalla propria personale sofferenza, ritrovandosi sperduti in una piccola stazione di confine e costretti a passare la notte insieme in attesa di un nuovo treno. Questa, in estrema sintesi, la storia che racconta il film.
La pellicola si sviluppa come lungo flashback. Le vite dei due personaggi si intersecano senza mai incontrarsi. Sarà un destino doloroso a riunirli. Per lei, lettrice di tedesco all’università, la fine della relazione con il professore di cui era amante. Per lui, autista di metropolitana, il tragico suicidio di una giovane donna gettatasi sotto il suo treno.
Il film è portato in scena con estrema delicatezza ed eleganza. I colori, la luce, il taglio di ogni singola inquadratura è pienamente leggibile ed identificabile all’interno di quell’universo di segni grafici e visivi che plasma la cinematografia coreana.
Man-soo e Hanna rappresentano mondi differenti, tra loro assai distanti. Lei è una intellettuale, vive la realtà accademica e si abbandona quotidianamente al desiderio irrealizzabile di una relazione sentimentale costante e sincera. Lui è un giovane di origini umili, lavoratore precoce per fare fronte ai bisogni della famiglia. Al contempo, però, è un sognatore, un idealista che nota i piccoli gesti, anche quelli più insignificanti e comuni, che ha deciso di guidare il treno per aiutare gli altri, per rendere le giornate meno dure. Pur nella diversità della loro estrazione sociale, i due sono, quindi, accomunati dalla vicinanza delle loro sensibilità e saranno portati verso l’abbraccio dell’epilogo dall’esperienza del tragico.
Il finale del film è abbastanza affascinante e probabilmente ne raccoglie i lati più interessanti. operando una lettura critica. Nel suo corpo centrale ci viene presentata una storia strettamente legata al reale, fatta di incontri, di illusioni deluse, di aspirazioni, di piccole e quasi clandestine comunioni. Costituita, cioè, da tutti gli elementi che compongono il nostro vivere; questo nonostante una componente lirica sempre presente ed accentuata. La parte conclusiva, invece, sposta la dimensione del racconto in uno spazio surreale, in un deserto di anime coperto di neve. Neve posticcia, delicatamente artificiale, che scende e colpisce i personaggi quasi avvolgendoli in un abbraccio. Il tempo sfuma i suoi contorni ed ecco che il reale diventa altro, qualcosa di mitico, di sognato.
Proprio l’abbraccio finale sottende, nell’intento del regista, la chiave ultima dell’intero film: la possibilità di una solidarietà intima tra sconosciuti, la crescita di un sentimento di compartecipazione tra chi non si è mai incontrato prima. Forse anche per questo, quello che sembrava essere un melodramma si risolve in fiaba. Non male.


CAST & CREDITS

(Gyeong-ui-seon); Regia e sceneggiatura: Park Heung-sik; fotografia: Bak Ki-ung; montaggio: Park Gok-ji, Suh Yong-doug; interpreti: Kim Kang-woo (Man-soo), Sohn Tae-young (Hanna), Back Jong-hak, Oh Jeong-se; produzione: Min Film, KM Culture; distribuzione: KM Culture; origine: Corea del sud, 2007; durata: 107’


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