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Il fondamentalista riluttante

Pubblicato il 13 giugno 2013 da Salvatore Salviano Miceli


Il fondamentalista riluttante

Era il nove settembre del 2001 quando Mira Nair riceveva a Venezia il Leone d’Oro per Monsoon Wedding. Due giorni dopo il mondo sarebbe cambiato per sempre.
A distanza di undici anni la regista indiana realizza Il fondamentalista riluttante, basato sull’omonimo romanzo di Mohsin Hamid. Protagonista non è l’11 settembre ma quella frattura tra oriente ed occidente che da quel giorno si è fatta sempre più profonda. Il film, attraverso gli occhi, i gesti e le parole del giornalista americano Bobby Lincoln (Liev Schreiber) e del brillante professore Changez (Riz Ahmed) esplora questa divisione, materializza le ragioni (presunte o meno) di una parte piuttosto che un’altra, ma soprattutto le ansie e i turbamenti che animano e alimentano la reciproca diffidenza.
Non è nei piani della regista far pendere la bilancia verso una delle due "fazioni". Non si cerca di proporre pregi e difetti della cultura islamica o di quella americana per arrivare ad una somma che possa dire chi ha ragione e chi torto. La Nair, con atmosfere e ritmo da thriller, si limita a raccontare quel processo di odio che ha portato a rendere "lo straniero" qualcuno di cui avere timore e, spesso, da combattere.
Promettimi di farmi raccontare tutta la storia e di ascoltare ogni mia parola fa dire la regista ad uno dei suoi protagonisti. Medesima richiesta è rivolta allo spettatore. L’autrice ci chiede di pazientare e di assistere a come l’America, da terra di opportunità e di sogno (più o meno ipocrita e retorico) viri, dopo l’11 settembre, verso una pressante, incondizionata, e a volte cieca, sete di vendetta, "chiudendosi" all’altro perché portatore di una cultura differente e, di conseguenza, possibile nemico. Sarà questa trasformazione, rapida e violenta, a condurre un giovane ambizioso pakistano a ritrovare le proprie origini, non lasciandolo immune però dal rischio di farsi travolgere dal medesimo odio di cui è stato in qualche modo vittima.
Il film, soprattutto negli Stati Uniti, non mancherà di alimentare polemiche. Per quanto la Nair cerchi di mantenere un equilibrio, infatti, è innegabile che Il fondamentalista riluttante rappresenti anche un grido di denuncia contro una politica americana (ci riferiamo alla passata amministrazione) che, pur a fronte di un terribile attacco ricevuto, troppo spesso, nascondendosi in parte dietro la guerra totale al terrorismo, ha combattuto contro nemici invisibili senza riuscire ad operare le opportune distinzioni.
Il fondamentalista riluttante non delude, pur con qualche sbavatura nella sceneggiatura (alcune importanti svolte narrative sembrano troppo paradossali per essere realistiche), e apre in modo più che degno una Mostra del Cinema che, dopo otto edizioni - quasi tutte di ottimo livello - , saluta Marco Müller per affidarsi alla direzione di Barbera.


CAST & CREDITS

(The Reluctant Fundamentalist); Regia: Mira Nair; soggetto: basato sull’omonimo romanzo di Mohosin Amid; sceneggiatura: William Wheeler; fotografia: Declan Quinn; montaggio: Shimit Amin; musiche: Michael Andrews; interpreti: Riz Ahmed (Changez), Kate Hudson (Erica), Liev Schreiber (Bobby Lincoln), Kiefer Sutherland (Jim Cross); produzione: Mirabai Films, Cine Mosaic Production; distribuzione: Eagle; origine: USA 2012; durata: 128’.


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