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The Unknown Known

Pubblicato il 16 gennaio 2014 da Giammario Di Risio
VOTO:


The Unknown Known

Due macchine fisse, una che lo riprende in primo piano e una di profilo. Il nostro ha lo sguardo sbarazzino e indossa un completo scuro con camicia azzurra e cravatta a righe grigia. Gesticola molto, in alcuni momenti stringe i pugni e sarebbe, forse, pronto a ritornare nell’agone. Ma questa è una lezione a ritroso di realpolitik che parte da Pearl Harbor, dove invece non si sapeva di non sapere, per buttare lo sguardo al futuro, quando la storia avrà le carte in regola per decodificare ciò che è stato.

Siamo a lezione da Donald Rumsfeld, il due volte Segretario alla Difesa americano nell’era della Guerra Fredda, a presidenza Ford, e nel periodo della “crociata” a stelle e strisce al Medioriente, a presidenza Bush Jr. Il Machiavelli del Congresso ci appare sin da subito a suo agio nel “raccontarsi”, mentre da Pearl Harbor a Saddam Hussein, da Bin Laden alle torture perpetrate a Guantánamo, riscopriamo l’arte della diplomazia fatta di cinismo e menzogne, il tutto sottotitolato da un ghigno sfacciato. C’è anche lo spazio, ridotto a dir la verità, per conoscere un lato più intimo del personaggio, mentre lo spartiacque è quell’undici settembre 2001 e la caccia al terrorismo.

A intervistarlo è il regista Errol Morris, che sta dietro la macchina da presa e lo incalza con la voce, quasi il premio Oscar voglia ergersi a Mercurio di tutte quelle menti che da anni considerano, a ragione, l’attacco americano in Medioriente una corsa al Dio denaro sotto le mentite spoglie della missione di pace. Morris inframezza l’intervista con la computer grafica, immagini di repertorio e cartoline patinate, e così ritroviamo, su pergamena, i promemoria sviluppati da Rumsfeld o una Washington notturna che sembra appena uscita dalla serie televisiva House fo Cards (anche lì si parlava di squali da Congresso). Le musiche di Danny Elfman condiscono il tutto mentre le parole sembrano perdersi inesorabilmente in un mare magnum o in un pozzo nero senza fondo.

Se vi aspettate di conoscere la verità grazie a The Unknown Known rimarrete delusi. Tuttavia, nello sfruttamento di questa dicitura/equazione divenuta titolo, di lieto interesse risulta la “parata” di un personaggio che non sembra assolutamente spaventato dalla macchina da presa anzi, come nelle sue conferenze alla Casa Bianca, l’interazione con l’obiettivo sembra rinvigorirlo. A volte il nostro si contraddice e il suo ingegno politico sembra sfuocarsi sotto il peso delle responsabilità, come la luce dietro le sue spalle. Morris struttura la parabola nel miglior linguaggio possibile, spingendo l’acceleratore con il genere documentario che, guarda caso, vola a vele spiegate soprattutto dopo le immagini delle Twin Towers che collassano in diretta televisiva.


CAST & CREDITS

(The Unknown Known); Regia: Errol Morris; fotografia: Robert Chappel ;musica: Danny Elfman; produzione History Films, Moxie Pictures, Participant Media, Weinstein Company; origine: U.S.A., 2013; durata: 105’;


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