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The Warriors of the Rainbow (Seediq Bale)

Pubblicato il 1 settembre 2011 da Giovanna Branca


The Warriors of the Rainbow (Seediq Bale)

Nel 1895 la Cina cedette l’isola di Taiwan al Giappone, che procedette subito a portare la “civilizzazione” nella colonia assoggettando e decimando le tribù indigene del luogo. A ricordarci che il colonialismo non fu solo un misfatto dell’occidente arriva in concorso a Venezia The Warriors of the Rainbow (Seediq Bale) del regista taiwanese Wei Te-Sheng, che racconta l’ultimo e violentissimo colpo di coda della ribellione dei nativi contro l’ occupante giapponese. Ma se ricordare questi eventi e le ingiustizie della storia è un bene, The Warriors of the Rainbow non ha certamente nessun altro merito, e stupisce anzi che venga inserito in competizione al Festival. La retorica del buon selvaggio in sintonia con la natura e con la tradizione – per quanto stemperata dall’esaltazione che il film fa della violenta natura guerriera di questi indigeni taiwanesi – è talmente smaccata e banale da essere a tratti comica. Per non parlare della caratterizzazione dei giapponesi, talmente cattivi da far sembrare l’imperatore di Guerre Stellari un principiante.
La trama, vagamente basata sui fatti realmente accaduti, verte su una tribù in particolare delle decine che popolavano l’isola, comandata dal valoroso Mouna Rudo. Dopo un breve antefatto che serve a dare la misura della virilità del protagonista, l’azione si sposta a trenta anni dopo l’inizio dell’occupazione nipponica. Quando ogni spirito di rivalsa sembra essersi perduto nel sakè, Mouna Rudo – che ha conservato lo zolfo dei fiammiferi per tutti gli anni trascorsi facendone polvere da sparo – guiderà il suo popolo ad una rivolta suicida.
In ben due ore e trenta di carneficine, decapitazioni a colpi di machete, infanticidi e suicidi di chi non vuole arrendersi all’odiato oppressore si assiste solo ad un trionfo di pompose concezioni manichee e di ambigue glorificazioni dello spirito guerriero. Il tentativo di estetizzare le battaglie e qualche sporadico movimento di macchina ardito non basta a spiegare come mai questo film venga presentato nella selezione ufficiale, neanche se tra i produttori spicca il nome di John Woo. Peraltro, nonostante si tratti chiaramente di una superproduzione destinata – in teoria – a sbancare il botteghino, gli effetti speciali sono terribili, con una computer grafica forzata e troppo evidente anche solo nel mostrare animali che corrono nella foresta. Il tutto condito da una straziante colonna sonora che lamenta le sorti di questi popoli su cui la storia (e il cinema) hanno tanto infierito.


CAST & CREDITS

(Saideke Balai) Regia: Wei Te-Sheng ; sceneggiatura: Wei Te-Sheng ; fotografia: Chin Ting-Chang; interpreti: Lin Ching-Tai (Mouna Rudo), Umin Boya (Temu Walis), Ando Masanobu (Kojima Genji), Kawahara Sabu (Kamada Yahiko); produzione: ARS Film Production, Central Motion Picture Corporation ;origine: Cina, Taiwan; durata: 150’.


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