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Three and a Half

Pubblicato il 28 novembre 2011 da Giovanna Branca

VOTO:

Three and a Half

Siamo in Iran, protagoniste sono tre giovani donne che cercano di ottenere dei documenti falsi per espatriare. Hanieh, Homa e Banafsheh hanno un permesso di qualche giorno dal carcere, dove scontano una pena di cui non ci è dato sapere il motivo: devono riuscire nel loro intento prima che i giorni di libera uscita finiscano e , presumibilmente, qualcuno inizi a cercarle. Questa la struttura narrativa di Three and a Half di Naghi Nemati, che si disvela nel corso del film per passaggi successivi che acquistano una parvenza di chiarezza solo alla fine. Le tre del titolo sono le protagoniste; la metà in più il bimbo di cui una di loro – Hanieh – scopre di essere incinta.
L’Iran paventato dallo spettatore occidentale - quello della repressione, di Ahmadinejad, la teocrazia e la tirannia maschile – è solo uno spettro all’orizzonte; presente in un certo senso solo perché ci si aspetta che lo sia: fa parte delle attese e delle categorie mentali che lo chi guarda mette in moto quando va a vedere un film “made in Iran”. Certo, gli alberghi sono inaccessibili in assenza di documenti validi e raccomandazioni della polizia, le donne portano il velo e c’è chi cerca di fuggire. Ma questo è quanto. Per il resto il film sembra più debitore a Thelma e Louise, di cui è quasi una versione riaggiornata ai giorni nostri, trasferita in Medio Oriente e con una protagonista (e mezzo ) in più. Cuore dell’opera è infatti la violenza diretta e indiretta che delle donne devono subire per fare ciò che desiderano, nonché l’abbandono di Hanieh da parte del proprio compagno, che si rende irreperibile. Articolato lungo una struttura circolare, in cui irrompono costantemente le premonizioni del futuro prossimo, Three and a Half soffre – oltre che della povertà dei mezzi e della fotografia, che non rendono giustizia alle intenzioni del regista - di una certa lacunosità nella trama, che lascia aperti troppi interrogativi fondamentali per l’instaurarsi di una visione empatica o quantomeno partecipe. Non si tratta della deliberata scelta di obliterare motivazioni e cause, ma di veri e propri buchi della sceneggiatura che non rendono conto di nodi cruciali della storia.
Interessante sulla carta, per il suo accostarsi ad una storia di genere (sessuale), di desiderio di libertà femminile e di libertà tout court, Three and a Half ha però più il sapore di un’occasione perduta, in cui i fili del discorso si perdono lungo la strada. La volontà di affrontare certi temi, e soprattutto il coraggio di farlo quando si può essere puniti per questo, è però una nota di merito non indifferente che, sommandosi al fatto che Naghi Nemati è solo al suo secondo lungometraggio, può far ben sperare per il futuro.


CAST & CREDITS

(Seh-O-Nim) Regia; sceneggiatura; scenografia: Naghi Nemati; fotografia: Roozbeh Rayga; montaggio: Mahmoud Ghafari, Naghi Nemati; musica: Pooya Payvar; interpreti: Samaneh Vafaiezadeh, Negar Hassanzadeh, Shooka Karimi, Mehdi Poormoosa; produzione: Iranian Independents; origine: Iran; durata: 80’.


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