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THUMBSUCKER

Pubblicato il 23 febbraio 2005 da Giovanella Rendi


THUMBSUCKER

Justin ha 17 anni, vive nella provincia americana, e si succhia il dito come un bambino piccolo. La sua famiglia tenta di tutto per farlo smettere, comprese delle sedute psico-ortodontiche con un dentista fricchettone (un ironico Keanu Reeves, sfatto e imbruttito) che lo sottopone anche ad ipnosi, pur di cancellare questa onta infamante. Davanti alla sua incapacità di parlare in pubblico, di socializzare ed essere popolare (gli Imperativi Morali Assoluti dei college americani), interviene la scuola con quella che sembra essere la soluzione più semplice, con buona pace del metodo Montessori, ovvero bombardare il poveretto di misteriose pillole che hanno tutta l’aria di essere anfetamine. Lo scopo è raggiunto, Justin diventa il più brillante oratore che si possa desiderare, si vendica dei suoi insegnanti frustrati e falliti rivolgendo contro di loro le tecniche retoriche appena apprese, gira in giacca e cravatta. In breve, il sogno di riscatto di suo padre, un tempo promessa dello sport poi ridottosi a vendere articoli sportivi dopo un incidente, e di sua madre, infermiera intristita che sogna divi della tv. Va da sé che anche lo speed non può durare più di tanto, e per sopravvivere i sostituti diventano il sesso e la droga (intesa come marijuana, stavolta). Thumbsucker somiglia per certi versi ad altri film d’oltreoceano che affrontano il tema del disagio giovanile e l’incapacità di adattarsi al sistema sociale e scolastico: sono talmente tanti che magari la società americana potrebbe passarsi una mano sulla coscienza e chiedersi se davvero sta formando da sempre generazioni di adulti disturbati dal clima di competizione generalizzata, ma evidentemente si finisce con il concludere che se non uccide, allora fortifica. Il regista esordiente Mike Mills, classe 1966 e amico dei Coppola di seconda generazione, sceglie di seguire la via di una commedia agrodolce, divertente e dai dialoghi azzeccati, il cui punto di forza è costituito da un buon cast di attori, come Tilda Swinton e il sottovalutato Vincent D’Onofrio. Non trova però, ed è un vero peccato, il coraggio di emanciparsi dalla maledizione del film americano medio, ovvero la riconciliazione a tutti i costi che magicamente porta ad una nuova vita, come nei film psicoanalitici degli anni Cinquanta in cui bastava che il medico scoprisse il trauma infantile del paziente per guarirlo all’istante (ci è cascato anche Hitchcock, con Marnie).

[Febbraio 2005]

regia: Mike Mills sceneggiatura: Mike Mills, dal romanzo di Walter Kirn fotografia: Joaquín Baca-Asay montaggio: Haines Hall interpreti: Lou Taylor Pucci, Tilda Swinton, Vincent D’Onofrio, Keanu Reeves produzione: This is that durata: 94’ origine: Usa 2004

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