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La talpa

Pubblicato il 13 gennaio 2012 da Giovanna Branca
VOTO:


La talpa

A ventidue anni dalla caduta del muro di Berlino, la guerra fredda continua ad ispirare l’immaginario cinematografico mondiale: l’ultimo film del regista svedese Tomas Alfredson – La talpa – è tratto dal romanzo del 1974 di John Le Carrè, che tratta la materia con particolare competenza essendo stato membro in prima persona dell’MI6.
Per questo motivo, a differenza delle narrazioni classiche sulla lotta tra blocco occidentale e quello sovietico per la conquista del mondo, ai russi si oppone nel film l’intelligence di sua maestà, in una storia che vede uno scontro tra i vertici dei servizi segreti inglesi e quelli sovietici. I “rossi” però non si vedono mai, restano sullo sfondo di una vicenda narrata dal punto di vista dei protagonisti inglesi e che verte interamente sulla ricerca di una talpa infiltrata dal KGB proprio nelle massime vette dell’MI6. A condurre la ricerca, come in tanti film di spionaggio, è un outsider braccato sia dai suoi che dal nemico. George Smiley (Gary Oldman) viene estromesso dalle alte sfere dello spionaggio insieme al suo capo Control (un piccolo cammeo del grande John Hurt) proprio grazie alle trame dell’ignota spia, e dovrà trovare il bandolo della matassa facendo affidamento solo su pochi fidati collaboratori. In questo super-cast spicca anche il nome di Colin Firth, fresco di Oscar e bravo come sempre.
Ma come rendere appetibile per il pubblico l’ennesima storia sulla guerra fredda? Recitazione a parte, il film non cerca di porsi come riflessione sul presente attraverso il passato; cerca anzi il più possibile di riportarci a quei tempi, all’hic et nunc degli eventi narrati, attraverso le dettagliate ambientazioni ed anche grazie ad una fotografia patinata che comunica una sensazione vagamente vintage. Non c’è poi nessuna azione, nessuna sparatoria nè inseguimenti mozzafiato come da tradizione del genere. La dimensione da action movie è deliberatamente tenuta fuori da un’opera che si concentra molto di più sulla suspance che scaturisce dagli intrighi cervellotici partoriti dalla mente del romanziere Le Carrè .
L’unica riflessione che il film si concede è l’assenza di manicheismo: servizi segreti occidentali e sovietici, e i metodi assai barbari che entrambi impiegano, vengono messi sullo stesso livello. Certo non è una riflessione particolarmente originale, né d’altronde questo film spicca per meriti particolari se non l’immensa bravura dei suoi interpreti.
E la battuta finale che spiega le motivazioni della talpa - la cui identità, nonostante non costituisca un grande colpo di scena, non si può certo svelare – per cui la sua scelta di campo è stata anche estetica visto che il mondo occidentale è diventato una bruttura, dà la sensazione di voler imporre sul passato il senno di poi.


FOTOGALLERY


CAST & CREDITS

(Tinker, Tailor, Soldier, Spy); Regia: Thomas Alfredson; sceneggiatura: Bridget O’Connor, Peter Staughan; fotografia: Hoyte van Hoytema; montaggio: Dino Jonsaster; musica: Alberto Iglesias; interpreti: Gary Oldman (George Smiley), Colin Firth (Bill Haydon), Mark Strong (Jim Pridaux), John Hurt (Control); produzione: Working Title Films, StudioCanal; distribuzione: Medusa Film; origine: Gran Bretagna, Germania; durata: 127’.


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