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Teneramente folle

Pubblicato il 19 giugno 2015 da Fabiana Sargentini
VOTO:


Teneramente folle

Infinetely Polar Bear comincia con un filmino super8 spensieratamente colorato nei prati: una coppia mista (Mark Ruffalo e Zoe Saldana, belli da morire) si ama nel verde, tra i fiori, flower power - peace and love. Il film fa un balzo avanti di dieci anni ed è ambientato nel 1978 a Boston. Cam e Maggie sono due sposi con due figlie, Amelia e Faith, dieci e otto anni circa. Il marito è iper-cinetico iper-attivo, su di giri senza misura: in calzoncini, poi in costume rosso, in una lite per non lasciare andare via le sue tre donne stacca un cavo dal motore senza avere l’abilità meccanica di riaggiustarlo. La moglie lo fa portare via da un’ambulanza mentre le figlie piangono. La volta successiva che lo vedono è in ospedale psichiatrico: rallentato, gonfio sul ventre, sigaretta in bocca e tronche parole biascicate. È bipolare, gravemente disturbato a livello mentale, deve seguire un percorso di recupero psichiatrico. In difficoltà le donne della famiglia traslocano in un piccolo appartamento fatiscente tentando di tenere in piedi un equilibrio quotidiano senza soldi. Maggie decide allora di iscriversi alla facoltà economia della Columbia University, a New York. Ma chi si occuperà delle bambine? Sarà Cam a prendersi cura delle figlie, in contrasto con tutti gli interpellati in merito: la famiglia (ricchissima e menefreghista) di lui, amici, vicini di casa. La madre tornerà i weekend a stare con loro, per un ciclo di studi di diciotto mesi. Questo tempo sarà per tutti un percorso di vita, di crescita, di gioco, di sfide raggiunte e superate. Alcune scene esilaranti: la notte in cui Cam non resiste più a stare chiuso in casa con due minorenni e mentre dormono gli urla di nascosto "ragazze, papà esce, voi dormite, torno presto", va in un pub, beve balla fuma, eccede il più possibile e quando, torna a casa, non riesce ad entrare perché hanno messo la catenella, preso da raptus bipolare o etilico non si sa, sfonda la porta con una spallata ("ve l’avevo detto che la catena non protegge dagli stupratori"): la lite verbale che si scatena assume toni grotteschi per uno scambio tra genitore e figli. Oppure il momento paradossale quando Cam volge il dito medio di entrambe le mani, in esplicito segno di insulto primario, alle sue bambine allineate allibite in fondo al corridoio del palazzo, riportando in mente l’immagine famosissima delle gemelline terrorizzanti nello Shining di Kubrick. Nonostante molte malefatte e insulti e continui sgarri alle regole il povero Cam bipolare diventa un padre-madre pesante, imbarazzante, ingombrante (a scuola, al parco, con gli amichetti) ma totalmente amorevole. Film che, giocando col paradosso, strappa alcuni sorrisi e parecchie risata, affronta in maniera diversa dai soliti modi la malattia ma non approfondisce mai, in fondo, i caratteri e le scene che restano bidimensionali come una cartolina ricordo.


CAST & CREDITS

(Infinitely polar bear); Regia: Maya Forbes; sceneggiatura: Maya Forbes; fotografia: Bobby Bukowski; montaggio: Michael R. Miller; musica: Theodore Shapiro; interpreti: Mark Ruffalo, Zoe Saldana, Imogene Wolodarsky, Ashley Aufderheide, Beth Dixon, Keir Dullea ; produzione: Paper Street Films, Park Pictures; distribuzione: Good films; origine: USA, 2014; durata: 88’


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