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Torino Film Festival 2010 - Conferenza stampa

Pubblicato il 11 novembre 2010 da Edoardo Zaccagnini


Torino Film Festival 2010 - Conferenza stampa

234 titoli, 30 anteprime mondiali, 24 anteprime internazionali, 9 europee, 73 italiane. Gianni Amelio inizia la sua conferenza di presentazione partendo proprio dal manifesto del Festival, che definisce pieno di senso. Ci sono fotogrammi di pellicole famosissime, fondamentali nella storia del cinema. Quarto potere, Accattone, I quattrocento colpi, I pugni in tasca, Fino all’ultimo respiro. "E’ un omaggio a quei grandi film, ma anche il rimpianto per quando i film si toccavano con le mani. Oggi - spiega il regista e direttore - i giovani girano in digitale, ed è giusto che sia così, ma lasciatemi ricordare quel modo di fare cinema, mi fa sentire un privilegiato". Detto ciò si parla dei film di Torino, con un concorso fatto di opere prime, seconde e terze. E Gianni Amelio si augura che nei 16 film della competizione principale, in cui c’è l’italiano Alessandro Piva, con un film dal titolo Henry, "possa esserci un nuovo Orson Welles". Del resto il direttore si mostra soddisfattissimo dei film selezionati, secondo lui "tutti da quattro o cinque stelle, e solo uno da due e mezzo". E se qualcuno gli chiede come sia stato possibile, lui risponde così: "Abbiamo avuto fortuna, un festival è fatto anche di circostanze fortunate. E di rapporti che si rafforzano anno per anno. Ricordo che quando iniziai a lavorare a quest’edizione del festival, era giugno, ed ero appena tornato dall’Algeria dove avevo finito di girare il mio film. Non è che fossi proprio dell’umore adatto per vedere film di altri, un pò come il pasticcere che torna a casa e sua moglie gli fa trovare un dolce. Però ho iniziato a vedere film che mi hanno fatto saltare dalla sedia, per la loro forza. Non ho visto neanche un film a doppia velocità, e con Emanuela Martini abbiamo addirittura provato ad allargare il concorso a 18 titoli, ma Barbera ed Angela Savoldi non ce l’hanno permesso". Se gli chiedono quale è il suo film preferito del concorso, Amelio dice che non ne ha nessuno, perchè ne ha moltissimi, e si sforza di non fare nomi per evitare di mettere in secondo piano chi merita il primo. Ci sono due retrospettive in questo 28esimo Tff: John Huston e Vitalij Kanevskij. Della prima parla Amelio: "E’ stata una retrospettiva molto difficile da organizzare, perchè c’era moltissimo materiale. Abbiamo lavorato in collaborazione con la cineteca di Bologna, ed abbiamo ottenuto un ottimo risultato. Le collaborazioni dovrebbero diventare una tendenza". Sui temi del Festival, invece, se la cava così: "Come ha scritto Mereghetti, durante il Festival di Roma, bisogna stare attenti a non esagerare coi temi, perchè non basta un buon tema per fare un buon film, e per fare buoni festival. Posso dire che i "nostri" film sono molto legati all’oggi, che sono fatti da giovani, senza troppi mezzi a disposizione, che sono film che parlano dell’aria che si respira e che, come il film di Marcello che ha vinto l’anno scorso, La bocca del lupo, si fanno notare anche per la forma, per lo stile narrativo. Ecco, credo che vedrete altri film di quel tipo". Gianni Amelio parla poi del film di apertura e di quello di chiusura: "Sono contentissimo di entrambi, il primo perchè ci sembra il film giusto per aprire, perchè è il film di una donna e perchè è un’opera seconda. Si intitola Contre toi e l’autrice è Lola Doillon. Il film di chiusura è quello di Clint Eastwood, Hereafter, e siamo ovviamente felicissimi di averlo. "Come abbiamo fatto? Lo abbiamo chiesto, e non eravamo gli unici. La Warner Italia, che non smetteremo mai di ringraziare, ci ha detto di si".
Si parla anche del Gran Premio Torino, dedicato a cineasti di rottura e rinnovamento, che quest’anno andrà al regista John Boorman, il quale sarà presente al Festival. Dice Amelio: "In un libro scrissi che avrei cambiato tutto il cinema con una sequenza di un film di Boorman, Un tranquillo week end di paura. Vorrei che questo premio gli portasse fortuna, perchè so che sta cercando un finanziatore da anni per un suo grande progetto".
La parola passa ad Emanuela Martini: "Nel nostro festival ci sono tanta adolescenza, tanta musica, e tanti film tratti da storie vere. Ci sono molti horror di diverso tipo, e tra i nomi importanti, sparsi nelle varie sezioni, ci sono quelli di Danny Boyle, col suo film 127 ore, Gregg Araki, col film Kaboom, Richard Loncraine (The special relationship), Mathieu Amalrich (Tournèè), Péter Mullan (Neds), Raoul Ruiz, che presenta Misterios De Lisboa, Julien Temple Requiem for Detroit), Philip Seymour Hoffman, ovviamente come regista, insieme al suo film Jack goes boating. E poi Giovanni Piperno, con un documentario dal titolo Il pezzo mancante, sulla famiglia Agnelli. Più lo stesso Marcello e Paolo Sorrentino, in un film collettivo prodotto da Nicola Giuliano dal titolo Napoli 24. Il progetto prevedeva che un bel numero di autori giovani e meno giovani raccontassero un pezzo della propria città". Tra gli ospiti confermati del Festival ci saranno, tra gli altri, Dario Argento, Saverio Costanzo, Daniele Luchetti, Carlo Verdone, Peter Mullan, Gregg Araki, Raoul Ruiz, Bruce Labruce, Michelangelo Frammartino e Massimo Bacigalupo. Oltre a Paolo Rossi, protagonista assoluto di un film di Massimo Carboni dal titolo RCL- ridotte capacità lavorative: un docufilm girato a Pomigliano D’Arco che lo stesso Rossi ha definito di "surrealismo civile".


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