Torino Film Festival - Le choc du futur - Concorso
Ana (Alma Jodorowsky) dorme, si sveglia, si accende una sigaretta, mentre fuma fa gli esercizi di ginnastica mattutini. Ana è una musicista ma non suona strumenti acustici, lei suona i sintetizzatori, strumenti elettronici a tastiera, macchine complicatissime piene di buchi e manopole e jack che emettono suoni generati non si sa da chi o da cosa. Gli anni Ottanta stanno arrivando, con loro la musica che balleranno tutti e sarà lo shock del futuro (bel titolo). Opera prima del musicista Marc Collin (fondatore del gruppo Nouvelle Vague) il film possiede la qualità invidiabile della libertà stilistica: Collin se ne frega del tempo cinematografico, si trattiene a lungo nelle scene in cui la musicista trova il pezzo tra le infinite possibilità di beat, compie una scelta ardita: raccontare la creatività, osservare con dovizia da entomologo la trance esaltante della creazione (e, cosa ancora più rara, ci riesce).
La giornata della protagonista si srotola quasi interamente nella sua casa, prestata da amico andato in un ashram, sue le strumentazioni sofisticate che la ragazza ha preso in prestito in affitto insieme all’appartamento (ma sono gli anni Settanta, i soldi sono tenuti in bassa considerazione). Passa il tipo che l’aveva ingaggiata per comporre un jingle per una pubblicità (non riesce a portare a termine l’impegno e deve restituire mille franchi), passa Tatiana (Elli Medeiros), l’amica cantante, con cui produce - voce e sintetizzatore - una traccia da suonare la sera alla festa a cui ha invitato un importante producer musicale, passa l’uomo a cui lei fa un massaggio a settimana (per alzare qualche forma di sostentamento), passa un amico amante della musica elettronica con dischi per la festa della sera (ascoltano insieme vinili acquistati a New York e a Tokyo, innovazioni ancora non arrivate in Europa), passa un amico del proprietario con una beatbox tra le prime importate in Francia, da perdere la testa, che Ana, pur senza soldi, desidera e acquista (al momento offrendo solo uno spinello).
Atmosfera resa in maniera perfetta, Parigi, abitazione bohémienne, ambiente musicale sperimentale, rilassatezza, relazioni umane semplici e dirette, l’uso del telefono fisso col disco a rotella e i buchi dove fare i numeri, gli amici che si trovano nei paraggi e salgono a fare una visita improvvisata, tutte cose - più facili - che non esistono più.
La bellezza, il talento, la carriera, la difficoltà di affermazione, la giovinezza, la musica: c’è tanto in questo film che allo spettatore sembra di spiare dal buco della serratura con occhi sgranati, nuotando fluido nelle acque dilatate e senza tempo, come le note ipnotiche che rapiscono, senza montaggio nervoso che accende sensi sbagliati. Le vibrazioni giuste sono positive, fanno lasciare andare, fanno sorridere senza motivo, fanno ondeggiare gli arti a ritmo col cuore. Un film sulla musica, forse non per tutti, ma decisamente apprezzabile dagli estimatori.
(Le choc du futur); Regia: Marc Collin; sceneggiatura: Marc Collin, Elina Gakou-Gomba; fotografia: Stefano Forlini; montaggio: Yann Malcor; musica: Marc Collin; interpreti: Alma Jodorowsky, Philippe Rebbot, Laurent Papot, Elli Medeiros, Clara Luciani, Teddy Melis, Corine; produzione: Nebo Productions, The Perfect Kiss Films, Sogni Vera Films; origine: Francia, 2019; durata: 84’.