Tre uomini e una pecora

A tre anni di distanza dalla divertente e sofisticata commedia "Very British" Easy Virtue, il talentuoso regista australiano Stephen Elliott torna dietro la macchina da presa e confeziona una irriverente commedia a metà strada tra UK e USA style ambientandola, però, nei dintorni di Sidney. La storia è molto semplice e con un "banale" pretesto catapulta immediatamente lo spettatore all’interno di gag, equivoci e battute molto esilaranti.
David, ragazzo tra i venti e i trent’anni, durante un viaggio in Australia si innamora perdutamente di Mia. Folgorato dalla avvenente ragazza australiana le chiede di sposarlo e di costruire quella famiglia che lui, orfano sin da tenerissima età, aveva conosciuto solo attraverso il fraterno affetto dei suoi tre migliori amici: Tom (Kris Marshal) scapestrato e festaiolo, Graham (Kevin Bishop) ipocondriaco e ansioso, Luke (Tim Draxl) depresso poichè appena mollato dalla ragazza. I tre prescelti come testimoni (da qui i Best Men del titolo originale) da parte di David che vuole ufficializzare attraverso la sua promessa di matrimonio un legame di "parentela" anche con i tre amici. Una volta arrivati sul suolo australiano però, i tre, tentando di organizzare un addio al celibato memorabile per l’amico, combineranno una serie di guai che coinvolgeranno un "pericoloso" spacciatore e, soprattutto, la pecora (da qui la triste scelta del titolo italiano) porta fortuna del padre di Mia, influente senatore australiano.
Elliott miscela sapientemente la lezione della new comedy americana mostrata negli ultimi anni da registi come Todd Phillips e la bravura british dello sceneggiatore Dean Craig (sceneggiatore tra gli altri del divertentissimo Funeral Party di Frank Oz) per confezionare una commedia sicuramente meno elegante rispetto al precedente Easy Virtue ma con gag e battute al vetriolo per nulla politacally correct che non faticheranno a diventare tormentoni stile "Hangover". A tal proposito è memorabile la scena del discorso del testimone fatto da Kevin Bishop, il quale ansioso per natura e alterato dalla cocaina sniffata poco prima con l’amico Tom, ricorda agli australiani di essere nati come colonia inglese in cui venivano spediti assassini e stupratori, di aver commesso crimini contro gli aborigeni per poi passare a dei consigli sul sesso anale. Sicuramente, tolto qualche piccolo lampo di genio, il film procede abbastanza scontato e prevedibile tanto nella storia quanto nella struttura (ad esempio la disgustosa gag della pecora nel bagno ricorda molto quella dell’anziano sulla sedia a rotelle in Funeral Party) ma se non altro il compito oltre ad essere svolto in maniera più che riuscita, è onesto, non ha pretese e soprattutto si nutre di un cast in forma veramente straordinaria. Poco importa quindi se lo strampalato gruppo musicale presente alla cerimonia ricorda il cantante utilizzato da Phillips in Old School, o se i tre amici di David ricordano il terzetto di Una notte da leoni: Elliott non si nasconde e preferisce omaggiare apertamente il collega statunitense, palesando il suo stile attraverso le graffianti battute che lo sceneggiatore gli mette a disposizione.
Un film godibile e da consigliare a discapito dell’orribile scelta del titolo italiano.
(A Few Best Men) Regia: Stephan Elliott; sceneggiatura: Dean Craig; fotografia: Stephen Windon; montaggio: Sue Blainey; musica: Guy Gross; interpreti: Xavier Samuel, Kris Marshall, Kevin Bishop, Tim Draxl, Olivia Newton John, Laura Brent; produzione: Quickfire Films; distribuzione: Lucky Red; origine: Australia 2011; durata:107’.
