Tribeca Film Festival 2011 - Everithing Must Go - Special Screening

Presto o tardi nella vita di un attore comico arriva il grande passo verso un ruolo drammatico. C`e` da dire che spesso, cosi` come e` accaduto a Jim Carrey nel 1998 con The Truman Show, i ruoli impegnati che vengono offerti alle star delle commedie a stelle e strisce, pur essendo di profondo spessore e valore artistico sono sempre al limite tra dramma e comicita`. Questo sicuramente per non shockare completamente lo spettatore da un lato e dall`altro perche` spesso e` piu` difficile far ridere che piangere, e nessuno meglio di un attore comico puo` destreggiarsi abilmente in entrambe i campi. E` questo il Caso di Will Ferrell, il quale dopo averci abituato a vere e proprie commedie demenziali ci presenta Everything Must Go, triste storia di un alcolizzato che nello stesso giorno perde lavoro, moglie e casa. Tutta la sua roba e` stata frettolosamente scaraventata in giardino, le serrature cambiate, i conti bancari bloccati, la macchina sequestrata. La vita di Nick Porter in meno di ventiquattro ore e` stata cancellata con un colpo di spugna. Rimasto solo con i suoi oggetti personali e i suoi ricordi, Nick decide di vivere ed aspettare il ritorno della moglie ubriacandosi nel giardino di casa sua, che arreda con tutti i suoi oggetti personali. Qui fara` la conoscenza di Samantha, sua nuova vicina di casa appena trasferitasi da New York, e del piccolo Kenny, i quali lo aiuteranno a vendere tutti i suoi oggetti e a ritrovare se stesso.
Tratto dal racconto breve di Raymond Carver, Why Don`t You Dance?, Everything Must Go e` un film drammatico con tinte brillanti davvero molto toccante e ben diretto. Il primo lungometraggio di Dan Rush, non solo mette in risalto le ottime doti da attore di Will Ferrell, il quale con estrema semplicita` riesce a saltare da una scena comica ad una drammatica senza mai snaturare il personaggio o sembrare finto. Aiutato da un ottimo script agrodolce (scritto dallo stesso Rush) Will Ferrell non e` mai sopra le righe, sia come alcolizzato, sia come cinico amareggiato, confermando tutto cio` che Marc Foster nel suo Stranger Than Fiction ci aveva gia` mostrato nel lontano 2006. Bellissima in tal senso, la scena in cui incuriosito da una dedica scritta da una sua ex compagna di scuola sul libro di diploma, si reca a trovarla dando vita ad un momento estremamente toccante che rivela il tema fondamentale del film: "cio` che si e` nel profondo e` l`unica cosa che non cambia mai e dalla quale possiamo sempre ripartire".
La regia e` pulita ed essenziale. Niente fronzoli, niente scene strappalacrime, ne` eccessivamente esilaranti. Un giusto mix tra Via da Las Vegas e una commedia sofisticata, che denota una maturita` incredibile per una autore alle prese con la sua opera prima.
Tra gli altri membri del cast, da sottolineare la prova di Rebecca Hall (The Prestige e The Town) e del piccolo Christopher Jordan Wallace che spesso e volentieri ruba la scena al piu` esperto starring partner.
Davvero una piacevole sorpresa che ancora una volta sottolinea come i cosi` detti dramedy stiano diventando sempre di piu` un genere che funziona un po` in tutto il mondo.
id; Sceneggiatura e Regia: Dan Rush; fotografia: Michael Barrett; montaggio: Sandra Adair; musica: David Torn; interpreti: Will Ferrell, Rebecca Hall, Christopher Jordan Wallace, Laura Dern; produzione: Marty Bowen e Wyck Godfrey; origine: USA 2011; durata: 96`;
