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Tribeca Film Festival 2011 - Intervista con Brady Kiernan, Sam Rosen e Zoe Lister-Jones, regista e interpreti del film Stuck Between Stations

Pubblicato il 26 aprile 2011 da Luca Lardieri


Tribeca Film Festival 2011 - Intervista con Brady Kiernan, Sam Rosen e Zoe Lister-Jones, regista e interpreti del film Stuck Between Stations

Ci troviamo nella stanza 217 del Gem Hotel di New York City, W 300 22nd street con il regista e i protagonisti del film Stuck Between Stations, Brady Kiernan, Sam Rosen e Zoe Lister-Jones.

La mia prima domanda è per te Brady. Il tuo film si svolge tutto durante una lunga notte in cui Casper e Rebecca si ritrovano e si riscoprono dopo tanti anni in una Minneapolis piena di avventure e personaggi unici come Paddy (Josh Hartnet)e i suoi amici. Personaggi che lo spettatore segue fino ad un bellissimo circo di strada che ricorda molto alcune scene de La strada di Fellini. È proprio in questa scena che riusciamo a capire che hai deciso di realizzare il tuo film di notte, perché è proprio dopo il tramonto che le persone decidono di togliersi la maschera che indossano durante tutto il giorno e sentirsi libere di essere loro stesse, rivelando le idiosincrasie che cerchiamo di celare al mondo esterno. Come hai sviluppato l’idea di ritrarre la psicologia dei tuoi personaggi attraverso le immagini che hai realizzato? Quali registi hanno influenzato questa tua opera prima?

Credo che la tua interpretazione sia molto giusta. È di notte che è più facile mostrare le proprie fragilità e la propria reale personalità. Detto ciò, devo ammettere anche che non c’è stato nulla di pianificato a tavolino a tal proposito. Tutto è nato in maniera molto naturale e spontanea. Di notte c’è tutto un mondo che lontano dal lavoro, lontano dai problemi di tutti i giorni da sfogo alle proprie passioni. Vediamo così un party in cui personaggi molto “nerd” si divertono e ballano, artisti di strada che si esibiscono in evoluzioni mozzafiato. Contesto nel quale ci è sembrato perfetto ambientare la storia di due persone che si ritrovano e si innamorano mostrandosi per quello che sono realmente. Un contesto in cui tutto diventa più forte e pieno di significato. Come i rumori, che di notte si amplificano a dismisura, così una semplice storia d’amore riesce a risaltare. Per quanto riguarda i miei modelli, ovviamente ho amato molto tutti i film di Fellini e qualcosa di lui c’è nelle mie influenze, ma sicuramente c’è molto del cinema classico americano e il cinema indipendente made in USA. Registi come Jim Jarmush, Linklater, Billy Wilder e tanti altri.

Ciò che mi ha realmente colpito del vostro film è che nonostante i due protagonisti inizialmente sembrino essere completamente agli antipodi, man mano che andiamo avanti, intuiamo che in realtà sono molto simili. Tra di loro si instaura una magica alchimia che li porta ad essere sempre ad un passo dal loro primo bacio, senza che poi questa distanza venga mai colmata. I personaggi sono così ben definiti che il classico Happy Ending stile Hollywoodiano sarebbe stata una forzatura. Spesso nella vita reale incontri come quello che avviene tra Casper e Rebecca non si concludono con un lieto fine. Detto ciò, in che modo il tuo film rispecchia le relazioni sentimentali di oggi e in che modo è stato influenzato dal vivere l’intimità della gente comune?

In realtà a me piaceva raccontare una storia in cui due persone perfette l’una per l’altra si incontrano in un momento sbagliato della loro vita. Un momento in cui per loro è impossibile iniziare una storia d’amore perché spesso la vita si mette in mezzo e rende tutto impossibile. Un bacio o il sesso in una storia simile non avrebbero alcun senso. Loro hanno trovato l’amore, un amore impossibile e trascinarlo giù a semplice passione, avrebbe rovinato tutto. Per quanto riguarda la gente comune, beh, trovare un amore così oggigiorno è difficilissimo lo so io, lo sai tu e lo sanno benissimo anche Casper e Rebecca. La superficialità spesso vince e questo ci rende inconsapevolmente vulnerabili e rende più difficile a tutti il riuscire a trovare quello che si vuole veramente. Quindi posso solo dire che romanticismo, intimità e amore...sono cose difficili da trovare.

C’è una storia personale o un’esperienza particolare che ha influenzato la storia del film?

Beh, certo. Sia mia che di Sam, il quale è uno degli sceneggiatori. Per quanto mi riguarda sicuramente la storia tra Casper e suo padre. Ho perso mio padre alcuni anni fa e da allora mi è sempre stata a cuore la tematica, padre figlio. Quando perdi un genitore ti capita di riflettere sul rapporto che ti legava ad esso, più e più volte. Ti soffermi su tutto, anche su piccoli conflitti e stupidaggini che hai vissuto. Per quanto riguarda la storia tra Casper e Rebecca, c’è qualcosa dell’esperienza personale di Sam invece.

Questa domanda è quindi per te Sam. Casper è un soldato, ma allo stesso tempo lui non è lo stereotipo del soldato tutto d’un pezzo, perché il “nerd” che giace dentro lui è una parte predominante del suo carattere. Si trova a dover fronteggiare un passato caratterizzato dal conflitto con il padre che addirittura lo porta a preferire il dormire in tenda nel giardino della casa paterna, piuttosto che entrare e dover affrontare fotografie e memorie. Così come Rebecca, anche lui si costruisce uno scudo intorno. Non vuole rivelare la sua fragilità e perciò ha scelto la carriera militare. Una sorta di protezione. Ma attraverso i suoi occhi e le sue parole, capisci che non ama affatto la vita del soldato. Visto che oltre ad essere il protagonista sei uno degli sceneggiatori del film, come hai sviluppato un personaggio così complesso da un punto di vista di scrittura e come da un punto di vista attoriale?

Sam: Casper non è affatto il classico soldato tutto muscoli e niente cervello capace di cominciare una rissa dal nulla. Ciò lo si capisce benissimo sin dalla scena del bar. Nessuno direbbe che lui è un soldato finché non lo rivela lui stesso. Ha molto da dire e dietro di lui si cela un mondo. Un mondo fatto di mancanza di affetto paterno, un mondo in cui lui ancora ricorda quando, dopo aver dato il numero di telefono a Rebecca al liceo, la sofferenza che gli ha portato non aver ricevuto mai la tanto attesa chiamata. Quando ho sviluppato il personaggio insieme agli altri due co-sceneggiatori, quindi, non ho affrontato Casper come un classico soldato di quelli che si vedono al cinema, ma ho cercato di immaginare come potrebbe essere un vero soldato. L’uomo che si nasconde dietro di esso. Stesso processo è avvenuto quando l’ho interpretato. Casper è un uomo prima di tutto, con passioni, fragilità ed era questo che andava messo in risalto. Una volta tornato nella sua città, Minneapolis, dopo aver rivisto la sua casa e aver incontrato la ragazza per cui ha avuto la più grossa cotta della sua vita, l’uomo oltre il soldato “torna in vita”.

Una domanda per te Zoe. Interpretando Rebecca, inizialmente ci presenti una giovane donna che sembra essere molto indipendente e determinata che poi, man mano che il film prosegue, ci rivela una profonda fragilità. Scopriamo così il terribile segreto che si cela nel suo passato e allo stesso modo, scopriamo che la bellezza del tuo personaggio risiede nel modo in cui esso riesce a convivere con il dolore. Come hai deciso di lavorare approcciandoti ad un personaggio così difficile?

Zoe: Sinceramente non volevo che il pubblico provasse pietà per Rebecca, lei stessa non lo permetterebbe. Devo dire che anche durante i miei studi mi era capitato di interpretare il ruolo di una donna che aveva subito una esperienza simile e devo dire che il primo sentimento che si cerca di eliminare è proprio la pietà. Poi Rebecca è un personaggio che nonostante tutti i suoi problemi non si piange addosso ed è forse questo il motivo che la fa risultare come una donna molto determinata. Semplicemente lei ha deciso di andare oltre quello che le è successo, di non permettere a quell’episodio di bloccare la sua vita. Quando poi si trova davanti a Casper, personaggio che trova così simile a lei e di cui si innamora, le sembra naturale raccontare ciò che le è successo. Ed anche lì non c’è nessuna voglia di essere compatita, né Casper, dal canto suo, cerca di compatirla. Quindi ho semplicemente deciso di interpretare Rebecca così come Rebecca stessa mi ha suggerito di fare.

Questa domanda è per tutti. C’è una battuta nel film in cui Rebecca chiede a Casper: “Why are you so good with weapons?” alla quale Casper risponde ironicamente: “Perchè sono Americano!”. A mio avviso questa battuta non è casuale ed è molto interessante perché noi viviamo in un mondo in cui ci difendiamo attaccando guerra per primi; apparteniamo ad una società costruita sulla paura. Cosa ci avete voluto dire con questa frase a tal proposito?

Brady: Sicuramente la tua è un’ottima riflessione alla quale però non avevo mai pensato. Quella frase non è stata messa lì perché volevamo creare una riflessione a riguardo. Ci sembrava una frase in linea con il personaggio. Un qualcosa che Casper sarebbe in grado di dire. Però ovviamente quello che dici è pertinente e se il nostro film aiuta pensieri simili, ben venga. Sam: Sì, in realtà quella è una frase perfettamente in stile con Casper. É il modo in cui replica con ironia e rapidità alla domanda di Rebecca ma non è stata studiata a tavolino per dire qualcosa contro i nostri tempi. Lui è un soldato, è Americano. Quella battuta è sembrata naturale.


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