Triplice inganno

Francia, La Belle Epoque. Per rispondere allo stato d’emergenza e per smascherare le trame che legano grandi potenze e criminalità il Ministro dell’interno francese, Georges Clemenceau soprannominato La tigre, crea le brigate mobili. Prendendo spunto da una serie televisiva francese degli anni’70 (Les Brigades du Tigre, sei stagioni che dal 1974 al 1983 sconvolsero la Francia) il regista Jérôme Cornuau porta sul grande schermo le avventure di questo manipolo.
Non solo in Italia la televisione influenza il grande schermo, non solo da noi il cinema insegue strutture e ritmi della serialità. Triplice inganno di Jérôme Cornuau ne è un esempio lampante. Nonostante l’ingente budget infatti (ben 17 milioni di euro) tutta la pellicola rimanda ad un immaginario fatto di sensazioni tipicamente televisive. Pur non mancando dunque scenografie ricercate e fini costumi l’idea trasmessa dalla pellicola pare quella di un continuo riferimento al predecessore, utilizzato anche per richiamare alla memoria il successo degl’anni ’70. Da questo punto di vista è probabilmente la costruzione filmica, il linguaggio stesso utilizzato da Cornuau, a rimandare continuamente allo stile delle serie televisive. Una via di mezzo fra un poliziesco e un film d’azione congegnato interamente sulle figure che compongono la brigata e che dunque risente della pochezza degl’antagonisti in scena. Nella tipica dialettica buoni/cattivi, inseguitori/inseguiti infatti il bilanciamento fra le forze in campo è caratteristica fondamentale per la riuscita di una pellicola. La statura dei protagonisti deve risultare appena superiore a quella degl’antagonisti. Nel caso della pellicola di Cornuau la brigata è formata da caratteri ben definiti, strutturati mentre gli avversari non possiedono lo stesso spessore. All’interno del manipolo spiccano, fra gli altri, le belle prestazioni di Diane Kruger e del nostro Stefano Accorsi (ancora alle prese con una pellicola d’oltralpe dopo le recenti apparizioni in La Faute à Fidel! e Un baiser s’il vous plaît). Resta nel complesso una pellicola gradevole in grado di intrattenere lo spettatore nonostante le oltre due ore di durata. In fondo non tutto ciò che arriva dalla bistrattata televisione è poi così orribile.
Giampiero Francesca
(Les Brigades du Tigre); Regia: Jérôme Cornuau; sceneggiatura: Xavier Dorison, Fabien Nury; fotografia: Stéphane Cami; montaggio: Brian Schmitt; musica: Olivier Floriot; interpreti: Clovis Cornillac (Commissaire Valentin), Diane Kruger (Constance Radetsky), Stefano Accorsi (Achille Bianchi), Edouard Baer (Inspecteur Pujol), Olivier Gourmet (Inspecteur Marcel Terrasson), Jacques Gamblin (Jules Bonnot), Thierry Frémont (Piotr); produzione: Les Films Manuel Munz, TF1 International (co-production), France 2 (FR2) (co-production), France 3 (FR 3) (co-production), Gam Films (co-production), Films (co-production), TPS Star (participation), Région Ile-de-France (participation); distribuzione: Gruppo Fonema; origine: Franica, 2006; durata: 125’
