X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Tutto torna

Pubblicato il 13 giugno 2008 da Edoardo Zaccagnini


Tutto torna

Avevamo lasciato Enrico Pitzianti al suo documentario Piccola Pesca (2004): un lavoro sociale e politico di indubbio interesse, sulla Sardegna di oggi e quella di ieri. Lo ritroviamo ora, dopo quattro anni, al suo debutto nel lungometraggio di finzione. Il titolo, Tutto torna, gioca col concetto di spostamento, di movimento e cambiamento. E’ il primo segnale di un film sul presente, sull’oggi di una città come Cagliari, unica, ma in fondo non troppo dissimile da altre città italiane ed europee. Nel frattempo ci siamo abituati ad una Sardegna raccontata dal cinema italiano degli ultimi anni, meglio ancora da quello sardo, con tanta attenzione al rapporto tra la tradizione e i mutamenti culturali in corso sull’isola. Grazie al cinema, cresce sempre di più la nostra conoscenza di una terra che non è più immutabile come qualche illustre personaggio (David Herbert Lawrence) l’aveva in passato definita. Il cinema sardo ci mostra una terra epica o post-industriale, arcaica e contemporanea, documentaria, rurale ed urbana. Quasi sempre lo fa con pellicole poco commerciale, nel senso negativo nel termine. Preferisce una Sardegna mai turistica o cartolinesca, che lascia la costa smeralda alle "grandi" pellicole di Jerry Calà. Quello che possiamo definire nuovo cinema sardo adotta un linguaggio aderente alla realtà, spesso severo, secco e iper realistico, più attento alla sottolineatura delle contraddizioni, delle tensioni e dei disagi del territorio, che agli aspetti più positivi di una cultura sospesa tra l’omologazione al presente continentale ed un forte legame col suo passato culturale. Pitzianti alleggerisce lo stile, modifica la strategia, ma non rinuncia agli altri elementi che caratterizzano la nuova cinematografia isolana: nella sua commedia intrisa di presente egli riempie il racconto di spunti tematici legati al territorio. Il suo film è il primo che sfrutta i codici espressivi della commedia sociale, amarognola scorrevole e ossigenata, ma radicata in un contesto attivo che spiega quanto la città sia cambiata, quanto le dinamiche sociali presenti in essa possano essere riconducibili e paragonabili a quelle di altri luoghi. Nello stesso tempo, tuttavia, non si può dire che la storia, ambientata in una Cagliari provinciale e multietnica, sia ambientata nel capoluogo isolano per caso. Non è possibile affermare che la vicenda si svolge a Cagliari come avrebbe potuto svolgersi qualsiasi altro luogo. Tutto torna ha tra i suoi interpreti principali proprio la città in cui è girato. Se da una parte il regista sceglie di puntare sulla commedia, dall’altra raccoglie dalla tradizione cinematografica sarda recente, la formula del romanzo di formazione. Il suo protagonista è giovane come quello di Sonetaula (Salvatore Mereu, 2008), come quello di Jimmy della collina (Enrico Pau, 2008), come i tre ragazzi di Pesi leggeri (Enrico Pau, 2001) e come alcuni dei personaggi che rappresentano la coralità culturale dei film La destinazione (Piero Sanna, 2000) e Arcipelaghi (Giovanni Columbu, 2001) . Tutto torna racconta la storia di Massimo, un ragazzo di vent’anni che cerca un posto ed un’identità nel mondo. Sogna di fare lo scrittore e la sua ingenuità ottimistica lo ha fatto spostare da un piccolo centro del Nord della Sardegna a Cagliari, appunto, precisamente nel quartiere multietnico “Marina”. Per cullare e mantenere vivo il sogno (c’è una certa autobiografia latente nel film), egli si arrangia a dare una mano nel locale dello zio Giuseppe. Nel frattempo la sua vita si condisce di incontri e di scoperte che lo cambieranno e lo faranno maturare. Quella di Massimo è la storia di molti giovani ed è un piccolo documento sul capoluogo di inizio millennio. Cagliari viene mostrata come una città sospesa tra il vecchio e il nuovo. I piccoli affari di provincia, le cattiverie, i soprusi, le invidie, si accostano ad una città che intanto ha scoperto l’immigrazione al contrario: la figura più importante per la formazione del protagonista, sarà un transessuale cubano. La Sardegna di Pitzianti non è quella post industriale di Pau e nemmeno quella epica e rurale di Mereu, Columbu e Sanna. E’ una città in cui si avvertono sensazioni e problematiche appartenenti anche ad altri luoghi: l’immigrazione, la competizione, l’egoismo, il rapporto con l’ambiente . Non tutto, nel film, funziona perfettamente, e alcune figure non vengono approfondite per intero dal regista. Non tutti i personaggi vengono chiariti del tutto ma il film sa rimanere in piedi grazie alla forza del protagonista, che con il suo sguardo critico, pulito e partecipato, riesce a spiegare al pubblico quali erano le intenzioni del regista: il suo stato d’animo è quello di un ragazzo libero che della sua terra sa cogliere pregi, limiti e difetti. Sa che per una personalità sensibile ed affamata di conoscenza come la sua, è necessario pedalare altrove, perchè Cagliari, oggi, come altre piccole realtà di provincia, è un posto che gli va stretto. Ci vuole un pò di tempo per entrare nel film, ma col passare dei minuti, e soprattuto con la parte finale di Tutto torna, attraverso l’emozione il nodo del film arriva chiaramente allo spettatore. La storia serra le sue fila, la pellicola riesce ad esprimersi completamente. Massimo impara che i sogni si possono sbriciolare ma che si rinnovano e sono necessari. Può darsi che siano castelli di sabbia ma guai a pensare che non possano trasformarsi in altri di cemento armato. Le ceneri del primo sogno infranto scolpiscono una coscienza nuova, l’inizio di un modo più maturo di guardare e di sentire. Massimo farà tesoro delle lezioni subite e guarderà se stesso e la sua terra con un occhio meno prigioniero della cultura e delle sue ingenuità adolescenziali. In questo modo il film sa essere interessante da un punto di vista sardo, da uno nazionale e, perchè no, senza voler sconvolgere la storia del cinema, da uno universale.


CAST & CREDITS

(Tutto torna); Regia: Enrico Pitizianti, sceneggiatura: Enrico Pitzianti, Antonia Iaccarino; fotografia: Mauro Falomi; montaggio: Ilaria Fraioli; musica: Gavino Murgia; interpreti: Antonio Careddu, Piero Marcialis, Yonaiki Broch Montano, Massimiliano Medda; produzione: Andrea Fornari, Gianluca Arcopinto, Enrico Pitzianti, Zaroff Film; distribuzione: Zaroff film; origine: Italia, 2008; durata: 81’


Enregistrer au format PDF