Un amore di gioventù

Camille ha 15 anni, uno sguardo intenso e fiero che si consuma attorno a un’unica figura: quella di Sullivan, di quattro anni più grande, innamorato quanto lei ma più sensibile al richiamo del mondo esterno, affamato di esperienze di vita che travalichino la piccola stanza dove si consuma la loro relazione. E quando Sullivan, nonostante le preghiere di lei, alla fine dell’estate parte per il suo viaggio di formazione in Sud America ha inizio quello di Camille alla scoperta di sé.
Un amour de jeunesse, terzo film di Mia Hansen-Løve, ruota dunque attorno a un’assenza, a un vuoto, ad un fuori-campo rappresentato dal volto caravaggesco di Sebastian Urzendowsky, verso cui si protende la protagonista Lola Créton, un corpo assolutamente cinematografico che la regista trentunenne riprende con sensibilità rohmeriana in lunghe sequenze prive di dialoghi, palesando così la propria crescita come cineasta con una ricerca estetica più raffinata rispetto all’esordio di Tout est pardonné e una maggiore asciuttezza del precedente Le père des mes enfants.
Un amour de jeunesse chiude l’ideale trilogia sul lutto e la perdita lasciando intuire un futuro luminoso per questa giovane cineasta capace di assimilare - senza citazioni letterali – le lezioni non solo di un modello imprescindibile come Eric Rohmer, ma anche quella di André Téchiné, i cui Roseaux Sauvages echeggiano nei rivoli di luce che penetrano fra gli alberi, e di Olivier Assayas, da L’eau froide ad alcuni folgoranti momenti del bellissimo L’heure d’été. Come le opere di questi maestri il piccolo grande film di Mia Hansen-Løve ha infatti il pregio di possedere quella stessa impalpabilità, quel grado di rarefazione dell’immagine che appare sempre più una qualità propria di certo cinema francese. Il suo saper entrare nelle cose, negli oggetti (forse per via dell’influenza del parti pris des choses di Francis Ponge, chissà…) animandoli di una luce particolare che diventa emozione pura una volta impressa sul grande schermo.
Ed è in virtù di questo approccio così minuto, così femminile, che Un amour de jeunesse riesce a dimenticare ogni struttura, ogni vincolo narrativo, per diventare puro flusso emotivo, in cui la ricerca estetica non costituisce mai un limite ma riesce invece a toccare corde più profonde limitando il peso dei dialoghi, delle parole, affidando semmai i propri pensieri al commento musicale, chirurgico nella precisione con cui descrive gli stati d’animo di Camille e Sullivan: dall’andante gioioso dell’amore di Music for a found harmonium al rimpianto di Gracias a la vida di Violeta Parra, che scandisce la separazione, fino alla liberazione finale, dove il viaggio è ormai compiuto e Camille è pronta a far scivolare via il cappello di paglia che la lega simbolicamente ad un passato da ricordare ancora una volta e poi superare.
(Un amour de jeunesse); Regia: Mia Hansen-Løve; sceneggiatura: Mia Hansen-Løve; fotografia: Stéphane Fontaine; montaggio: Marion Monnier; musica: Pascal Mayer; interpreti: Lola Créton, Sebastian Urzendowsky, Magne-Håvard Brekke, Valérie Bonneton; produzione: Les Films Pelléas, Razor Film Produktion GmbH, arte France Cinéma ; distribuzione: Teodora Film; origine: Francia/Germania 2011; durata: 111’; webinfo: Sito Ufficiale
