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UN AMORE SU MISURA

Pubblicato il 26 gennaio 2007 da Edoardo Zaccagnini


UN AMORE SU MISURA

Che un giorno avremmo visto lavorare insieme Vittorino Andreoli e Renato Pozzetto, no, non lo avremmo mai immaginato. Ma sono così tante le cose impossibili che finiscono nel cinema, che questa, poi, non è nemmeno tanto clamorosa. Come non è clamoroso che Renatino faccia un film “di rientro” achiviabile nella categoria dei prodottini seri, puliti, chiari, definiti e chiusi. Non fa scalpore, poi, e fa invece piacere, che egli sia completamente estraneo alla farsa (natalizia e post-natalizia), di D’Alatri e Veronesi. Viso tondo, ed ormai brizzolato, Pozzetto rinuncia con merito alla volgare pigrizia narrativa, grottescamente e disonestamente mascherata da commedia impegnata. Il riferimento a Commediasexi e Manuale d’amore non è per niente casuale ed è del tutto diretto. Pozzetto si fa il suo film senza obbligare gli italiani ad un terribile plebiscito da botteghino e se lo fa distribuire in quaranta copie circa. Anche se cinquecento o cinquemila se le sarebbe prese di corsa, sussurrando alla sua maniera: “Eh la Madonna!”. Ma il fatto che l’ex ragazzo di campagna, un po’ in difficoltà nella Milano da bere, non esca con un esercito di bobine (a mò di regime di occupazione cinematografica), già ci dice qualcosa sulla struttura del suo piccolo film. Pozzetto lo conosciamo tutti: è quel ragazzone lombardo, tanto timido e silenzioso che muove poco il viso. E’ quello che stava in coppia con Cochi ma era un po’ come se stesse da solo. E’ quello che dal Derby di Milano arriva alla tv e poi al cinema, senza un personaggio fisso ma con una serie di atteggiamenti e di comportamenti che ritornano costantemente, come quella strana forma di solitudine vissuta in modo surreale e stralunato, in un contesto generale non proprio realistico. E’ quello che rimane in silenzio davanti a situazioni imbarazzanti, che balbetta qualcosa mentre il suo volto segna una stasi espressiva di grande resa comica. E quello che alla fine, piazza una battuta mentre continua a centellinare le energie per muoversi. La sua alienazione è priva di un’autentica sofferenza, sorniona, in fondo quasi voluta. Il ritorno al cinema, dopo tante commedie d’attore e la trilogia dell’umiliazione, (Le comiche 1, 2 e le nuove comiche), è un film dal titolo pericoloso: Un amore su misura. Che invece è un lavoretto meritevole di qualche riga di attenzione e di una stella e mezzo in più rispetto a quella che imporrebbe il pregiudizio di abitudine. Perché è una pellicola piena di spunti da riempire e figlia di una riflessione pre-cinematografica professionale, “scientifica” sull’essere umano. La storia ce l’hanno raccontata a partire dal giorno in cui a Pozzetto capita tra le mani un libro scritto da Vittorino Andreoli: quello con pochi capelli al centro e tanti sui lati, che, per protesta o per dispetto, si allungano in maniera selvaggia verso l’alto e verso il volto. Quello che quando si ammazzano tra parenti, lo chiamano in tv per primo, e per un po’ di giorni fa il giro scorrevole da Primo Piano a Tg2 dieci minuti, per poi trionfare, in seconda serata, da Brunetto Assassinio e gamberetto o da Enri pioggia di retorica. Per poi andare morire di pomeriggio tra le vecchie e le coatte. E’ quello considerato, e non si intende minimamente discuterlo, come uno dei più grandi studiosi di psiche umana in circostanze occidentali. Autore, peraltro, di un bel po’ di libri sull’argomento. E’ quello con quei primi piani enormi come le sue sopracciglie, che un po’ fa paura, un po’ tenerezza, e un po’ lo stai a sentire perché dice cose interessanti, che ci riguardano un po’ tutti. Un giorno Pozzetto legge questo libro, che si chiama Yono-cho , e gli viene in mente di trasporlo in cinema. Allora chiama al telefono Andreoli e per la regia incarica il suo amico Josè Maria Sanchez. Tutto fatto, solo che purtroppo, Sanchez questo film non lo potrà fare, come non ne potrà fare nessun altro. La regia la fa lo stesso Pozzetto.
Di cosa parla il libro e di cosa parla il film? E’ la storia di un ingegnere piantato dalla moglie (crediamo che il riferimento ad un Povero Ricco sia questa volta abbastanza casuale) a cui una strana società internazionale offre la possibilità di fungere da cavia per uno straordinario esperimento: viene creata artificialmente una donna robot che fungerà da compagna per l’uomo. La cosa meravigliosa è che questi la può scegliere senza porre limiti ai suoi gusti, sia dal punto di vista fisico che da quello caratteriale. Altro che Io e Caterina... Questo è il sogno di ogni essere umano: una donna che ha tutto di vero, dalle curve alla voce, dal sorriso al comportamento. Renato accetta e la sceglie affettuosa, non gelosa, innamorata e naturalmente di una bellezza rara. Rinasce, da ogni punto di vista, ma poi si innamora e nascono i guai. “Perché non è mai gelosa? E perché è sempre così’ sovrumanamente gentile e disponibile? Se fosse una donna vera e mi amasse davvero, non si comporterebbe così!” E allora fioccano le modifiche, aumentano le pretese e si affievolisce l’idillio iniziale. L’esperimento fallisce, la società americana ritira il progetto: l’uomo deve ritornare alla sua solitudine. Ma non ce la fa e uccide la sua donna-robot. La accoltella ripetutamente e chiama la polizia. Finisce il film, con lui che viene internato per follia e non per aver infierito barbaramente su una bambola. Si accende la luce e comincia Andreoli: “ L’unico modo per non perdere l’amore, a volte può essere l’uccisione dello stesso”. Bene, fantastico. E ancora: “l’amore nasce dalle nostre imperfezioni. Se fossimo perfetti non avremmo bisogno di amare.” Nulla da dire. Di questo film si può parlare tanto nello stesso modo in cui c’era tanto da chiacchierare dopo Sliding doors e dopo Se mi lasci ti cancello. Con uno stato d’animo meno sconvolto e coinvolto. Ma anche in questa piccola piccola sorpresa positiva, c’è materia per riflettere e speculare col pensiero. Bravo Pozzie, speriamo bene al botteghino, ma di questi tempi non sarà una passeggiata.


CAST & CREDITS

(Un amore su misura); Regia: Renato Pozzetto; sceneggiatura: Vittorino Andreoli, Josè Maria Sanchez, Renato Pozzetto; fotografia Luca Robecchi; montaggio: Tommaso Feraboli; musica : Corrado Rustici; interpreti: Renato Pozzetto (Ing. Olmi), Renato Scarpa (Compagno di Erminio), Cochi Ponzoni, (Erminio), Anna Galiena (Signora Olmi), Camilla Sjoberg (Elettra); produzione: Aldo Verbano e Raicinema; distribuzione: Moviemax; origine: italia, 2006


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