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Un’Impresa da Dio

Pubblicato il 28 settembre 2007 da Nicola Lazzerotti


Un'Impresa da Dio

L’ex giornalista Evan Baxter (per chi non lo ricordasse, era l’antipatico collega di lavoro di Jim Carrey in Una Settimana da Dio), neo eletto al Congresso degli Stati Uniti, si reca a Washington per svolgere il suo mandato di senatore, portandosi dietro moglie e figli. Il suo motto è “cambiare il mondo”: così Dio decide di prenderlo in parola e lo sceglie per costruire una nuova Arca, annunciandogli l’imminente arrivo di una piena che spazzerà via ogni cosa.
Il film è caratterizzato da due elementi: il racconto ecologista e la forma espressa in commedia. Va detto, inoltre, che entrambi presentano non poche note stonate.
In primis, lo stesso sfondo ecologista, in cui si diramano le vicissitudini, risulta troppo didascalico ed esemplificato. Far coincidere, infatti, il concetto cristiano, in un certo qual modo paradisiaco della natura come impronta e simbolo dell’operato divino, con l’intendimento a cui l’uomo deve ispirarsi, risulta di fatto fin troppo semplicistico.
Senza tener conto, peraltro, delle mille problematiche che possono essere generate da un discorso serio sull’ecologia, e senza abbozzare alcun ragionamento adeguato e maturo sull’argomento, il film porta ad un uso, anzi, un vero e proprio abuso della materia, solo per un mero utilitarismo commerciale guidato da spinte generaliste, politically correct e null’altro. Va infatti chiarito che la commedia, come forma espressiva, può, anzi deve, essere più incisiva e stimolante e non ridicolarmete facile per paura di incorrere in una idiosincrasia con l’elemento comico, ragione ultima della realtà stessa di questo film.
Per quanto riguarda la resa, la pellicola mostra tutte le sue debolezze: le gags non sono mai veramente divertenti; il ritmo mostra spesso dei momenti di lentezza e questo nonostante il cast veramente notevole. Gli unici momenti divertenti riguardano le interazioni tra il cast e la componente animale, qui, come non mai, vera antagonista degli attori umani. Tutte queste scene (per lo più presenti nei vari trailers) risultano efficaci e ben realizzate. Ma un film non può evidentemente basarsi solo su questo, ed inoltre, gli effetti speciali sono troppo deboli per rendere, non pretentiamo credibile, ma almeno accettabile la messa in scena. Si può comprendere che per questa tipologia di film l’apporto della componente effettistica non sia determinante per la sua riuscita, ma era comunque lecito aspettarsi di più. Queste mancanze risultano ancor più in evidenza nel confronto con la pellicola precedente: tutto infatti sa di già visto, un po’ troppo scontato e mai veramente efficace.
La presenza del nutrito gruppo di bravi attori, su tutti il protagonista Steve Carrel (The Office, 40 Anni Vergine) e la bella Lauren Graham (Una Mamma per amica, Babbo Bastardo) lascia solo un autentico rammarico per l’occasione sprecata. Certo, non aiuta la traduzione italiana che aggrava e incide molto sulla resa umoristica. Basta guardare i trailers nelle due lingue per rendersi subito conto della differenza di stile, portata e ritmo comico.


CAST & CREDITS

(Evan Almighty) Regia: Tom Shadyac; soggetto: Steve Oedekerk, Joel Cohen; sceneggiatura: Steve Oedekerk; fotografia: Ian Baker; montaggio: Scott Hill; musica: John Debney; scenografia: Linda Descenna; costumi: Judy Ruskin Howell; interpreti: Steve Carrel (Evan Baxter), Lauren Graham (Joan Baxter); Morgan Freeman (Dio), John Goodman (Parlamentare Long); produzione: Shady Acres/Barber-Birnabaum/Original FILM; distribuzione: UIP; origine: U.S.A. 2007; durata: 96 min; web info: sito ufficiale, sito italiano.


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