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Un segreto tra di noi

Pubblicato il 26 settembre 2008 da Luca Lardieri


Un segreto tra di noi

Un’estate afosa, una cena in giardino, le stelle ad incorniciare il tutto e scintillanti lucciole ad illuminare i volti dei commensali. Lucciole da inseguire con retini da pesca e da far esplodere in scie luminose tentando di acchiapparle, correndo, saltando e ridendo di cuore. È questa l’immagine più suggestiva che il film Un segreto tra noi offre allo spettatore, riuscendo a donare senso alla pellicola stessa, che in lingua originale si intitola Fireflies in the Garden (Lucciole in giardino), e ai sottilissimi fili rossi che intercorrono e allacciano gli uni agli altri i vari personaggi di questo universo provinciale. Personaggi approfonditi e scritti benissimo che da soli portano avanti una storia che in realtà storia non è. Tanti frammenti di vita familiare lasciati volutamente in sospeso per dipingere in maniera netta e precisa gli stati d’animo che albergano in ognuno di loro. Passato e presente mescolati con delicatezza per far percepire (non spiegare fino in fondo) i percorsi che hanno portato i protagonisti a diventare ciò che sono diventati, utilizzando un linguaggio cinematografico certamente non nuovissimo ma ben misurato e calibrato. Fotografia ineccepibile, inquadrature ben congegnate e mai fini a loro stesse, attori estremamente in parte e diretti con estrema sincerità. Proprio per questa sincerità che traspare in ogni fotogramma della pellicola, si perdonano le molte ingenuità che alcune scelte di sceneggiatura, non proprio originalissime, e forse la fin troppo frettolosa risoluzione del tutto fanno emergere chiaramente. Una riconciliazione tra padre e figlio quasi forzata ed un finale molto "buonista". Tutti i tasselli si incastrano alla perfezione e i personaggi “maledetti” dell’inizio del film assumono una prospettiva eccessivamente luminosa, risolvendo repentinamente (anche se forse ciò è dovuto alla nuova versione del film, tagliata di ben ventuno minuti rispetto all’originale) conflitti e problemi radicati negli anni.
Ottima la scelta di Julia Roberts nel ruolo della madre, la quale pur uscendo di scena all’inizio del film è una presenza fondamentale e ben delineata in ogni sequenza del film. “È come la cornice di una fotografia – dice il regista Dennis Lee - che tiene insieme tutto ciò che è ritratto nella foto. Ma una volta che la cornice scompare, tutto si frantuma. Il punto è se questa famiglia lascerà che tutto vada in pezzi o se farà il possibile per evitare la fine. Ed è in una fase del genere, che emergono tutte le emozioni e la verità”.
Pessima, invece, la scelta del titolo italiano, che non solo svuota di significato e poeticità il film, ma induce lo spettatore a credere che da un momento all’altro possa sbucare fuori un malcelato segreto che ha portato la famiglia verso tutti i problemi che l’affliggono. Segreto che invece non emergerà mai, perché ottimamente palesato già all’inizio della pellicola.
In poche parole un film promosso con riserva, che ha il merito di far esordire un regista/sceneggiatore molto promettente (già premiato con diversi riconoscimenti per il suo corto Jesus Henry Christ del 2003) ma che comunque lascia con l’amaro in bocca per tutto ciò che sembrava poter essere senza riuscire a tramutare completamente il tutto in realtà.


CAST & CREDITS

(Fireflies in the Garden) Regia e sceneggiatura: Dennis Lee; fotografia: Danny Moder; montaggio: Dede Allen, Robert Brakey; musiche: Javier Navarrete; interpreti: Julia Roberts (Lisa Taylor), Willem Dafoe (Charles Taylor), Ryan Reynolds (Michael Taylor), Emily Watson (Jane Lawrence), Carrie-Ann Moss (Kelly); produzione: Senator Entertainment INC., Kulture Machine; distribuzione: Medusa; origine: USA, 2008; durata: 99’.


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