UNA SCOMODA VERITA’

Brucia ancora la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2000. Ma, come fa capire proprio Al Gore durante il documentario, quando si perde bisogna incassare. Senza smettere di combattere però. Chi è questo Al Gore, personaggio che probabilmente la maggior parte di noi associa ad una delle più grandi beffe elettorali del ‘900? Perché la figura di questo politico statunitense ritorna sulle scene e stavolta con un documentario?
Forse non tutti sanno che Al Gore ha passato trent’anni della sua vita a studiare l’ambiente e, in particolar modo, gli effetti nefasti del riscaldamento globale. Approfittando della sua posizione politica di rilievo, Gore ha riunito intorno a sé diversi scienziati, ed ha iniziato una battaglia “morale” più che “politica”, contro l’imposizione di un sistema economico per cui sarebbe necessaria una scelta tra progresso e salvaguardia del pianeta, ponendo il dito sul fatto che le due cose non devono, e soprattutto non possono, essere messe su due piani differenti.
Il carattere prettamente esplicativo di Una scomoda verità, mostra un lavoro dall’impianto televisivo più che cinematografico. Ma il passaggio del documentario nelle sale sta a dimostrare che, per politici e produttori, il cinema ha ancora la forza necessaria per diffondere idee e studi di fondamentale importanza. Le problematiche esposte in Una scomoda verità non riguardano solo gli Stati Uniti, ma si estendono a livello globale. E’ per questa ragione che Al Gore, coadiuvato dal regista televisivo Davis Guggenheim, concretizza in un documentario cinematografico il frutto dei suoi studi e delle conferenze tenute in tutto il mondo, il cui tema è sempre lo stesso: evitare che vengano nascoste ancora le scomode verità che riguardano lo stato di salute del nostro pianeta.
Riscaldamento globale, effetto serra, elevata presenza di idrocarburi nell’aria: quante volte abbiamo sentito parlare di questi concetti e, spesso, non ne abbiamo soppesata l’importanza. Il pianeta terra è destinato a modificarsi e, un giorno, cesserà di esistere. Questo è solo un capitolo del processo evolutivo dell’universo intero. Ma quando l’uomo interferisce in tal modo con la natura tanto modificarne il corso e ritmi, allora il problema si fa più grave e deve essere risolto in qualche modo. Al Gore, tra episodi di vita privata e animazioni di umorismo ‘simpsoniano’ e tra fotografie e grafici, cerca di rendere accessibile l’argomento anche a chi è a digiuno di argomentazioni scientifiche. E la scomoda verità che ispira non solo il titolo ma anche tutto il resto del documentario, è quella che i politici americani non vogliono accettare, ponendo il problema in secondo piano. Gli investimenti sulle energie rinnovabili a quanto pare non sono vantaggiosi, né per i politici né per i colossi dell’energia che, spesso e volentieri, hanno rapporti molto stretti gli uni con gli altri (basti pensare alle nefandezze della Enron e dei collegamenti del colosso energetico con la famiglia Bush).
Al Gore ci avverte che qualcuno ci sta imbrogliando, ci informa che le riviste pseudo-scientifiche, ovvero quelle destinate alla massa, mentono spudoratamente e che gli scienziati che tentano di far prendere in considerazione le loro ipotesi sono vittime di ostracismo da parte dei politici statunitensi. Ma questo genere di problemi non esistono solo negli States. Anche qui in Italia guardiamo con stupore a questo mite inverno senza dargli troppo peso. Nel resto dell’Europa ci si spaventa di improvvisi uragani (come Kyrill ad esempio) ma non ci si chiede il perché di tali sconvolgimenti climatici. E così via in tutto il mondo: il polo sud si sta sfaldando, il lago Ciad non è più uno dei laghi più grandi del mondo, intere isole del Pacifico stanno già subendo le conseguenze dell’innalzamento del livello delle acque. Noi, imperterriti, continuiamo a credere all’utilità delle targhe alterne, delle automobili Euro 4, dei rigassificatori. Continuiamo a pensare che il sistema economico che ci sta distruggendo, sia l’unico possibile e che, errore più grave, sia la chiave del progresso.
Una scomoda verità non è un documentario d’accusa e non ha la forza della reazione. Riesce però ad essere lo specchio di quella democrazia che, fino ad oggi, è stata solo la giustificazione di inutili guerre e di grandi imbrogli. Il documentario spiega a tutti quali siano i pericoli verso cui andiamo incontro e lo fa con un linguaggio semplice e comprensibile. E’ un avvertimento e allo stesso tempo un contenitore di utilissimi consigli da tenere a mente poiché a volte, nel proprio piccolo, si può fare molto. Chissà che dalla reazione della gente non nasca davvero un’intenzione politica.
(An Inconvenient Truth) Regia: Davis Guggenheim; musica: Michael Brook, Melissa Etheridge; interpreti: Al Gore (Se stesso); produzione: LAURIE DAVID, LAWRENCE BENDER E SCOTT Z. BURNS PER PARTICIPANT PRODUCTIONS; distribuzione: UIP; origine: USA 2006; durata: 100’
