Uovo critico - Kataklisma e Nico Garrone

Roma, Kataklisma Teatro - Parte con una sorpresa il sesto appuntamento di Uovo critico , serie di incontri tra critica e “nuova scena performativa”: uno degli elementi della perfetta equazione messa in campo da Elvira Frosini –responsabile della direzione artistica ed organizzativa dell’evento, nonché regista del gruppo di casa, Kataklisma - è assente. Si tratta del critico Nico Garrone, redattore del quotidiano «la Repubblica» e direttore artistico del festival "Estate a Radicondoli" , impossibilitato ad essere presente alla serata. Ma come un’equazione può essere risolta anche in presenza di un’incognita/assenza, anche in questo caso l’appuntamento che vedeva il gruppo romano Kataklisma presentare una prova di ciò che andrà a comporre il futuro spettacolo "I" è arrivato in porto a vele spiegate: il tutto grazie alle pressanti domande e curiosità di un numeroso pubblico, guidato in modo quasi impercettibile dagli interventi/aggiustamenti della stessa Frosini, dei due attori Isabella Di Cola e Vincenzo Manna, di Marcantonio Lucidi e Valentina Valentini.
Spiazza, turba, migra da piccole scenette quotidiane a improvvisi squarci performativi questa prova incompiuta presentataci da Kataklisma. Un uomo e una donna. Sorridenti, superficiali, dolorosi, intensi come una normale coppia immersa nel contemporaneo. Si sfiorano, si sorridono, si amano carnalmente. E poi, uno squarcio di tenebra nato da un piccolo momento di felicità –il compleanno di lui- , apre le “danze” a qualcos’altro...
Tranche teatrale tra le più interessanti presentate ad Uovo critico, il lavoro di Kataklisma si situa in uno spazio indefinito che, paradossalmente, arriva fortemente a colonizzare le sfere della rappresentazione e della fruizione che, indefinitamente, si mescolano e si compenetrano tra di loro sotto l’attento sguardo della Frosini. A partire dal procedimento iniziale seguito dalla regista –l’uso di “parole chiave” che hanno guidato gli attori, e lei stessa, all’interno di un tema ben definito, il “dentro/fuori” e la “presenza/assenza”- e dalla valenza data al titolo-simbolo – "I" sta per un’uguale non compresa immagine, per usare ancora una metafora di stampo matematico- , lo spettacolo di Kataklisma arriva ad essere una sorta di manoscritto medievale in cui le lettere, elemento primo del linguaggio, lasciavano il passo o si trasformavano in immagini che divenivano i grafemi fondanti di una narrazione mentale, allegorica, e per questo potentissima. Una narrazione che anche in questo caso si dà per immagini, in quanto ciò che Kataklisma ci presenta deve venire, secondo le stesse parole della Frosini, ricomposto in una, appunto, “narrazione”, dal pubblico stesso. La <<partitura fisica>> -come ha affermato la stessa Frosini ai microfoni di Podoff - di "I" <<“shifta” continuamente da un codice all’altro>>, rendendo fondamentali fattori come il ritmo, la musica, i colori, i corpi.
Questo essere al limite di ogni forma di rappresentazione/narrazione genera inevitabilmente, e ha generato nel pubblico che ha assistito a questa “prova”, uno scarto forse incolmabile tra ciò che la Frosini ricerca e ciò che lo spettatore istantaneamente riceve e rielabora, fa intimamente suo. Il dibattito che è seguito ai venti minuti di spettacolo ha visto, infatti, il pubblico cercare instancabilmente, a tentoni, una chiara ed unica via di interpretazione verso il centro di ciò che la “prova” voleva essere. Quello che è passato sotto silenzio, per via del continuo cercare degli spettatori un singolare, quasi materico, “cosa”, è stata l’incredibile convergenza di dubbi e ipotesi che attanagliano, come lo stesso spettatore, anche il lavoro di Kataklisma tutto: ogni sessione performativa di prova non è altro, a detta della Frosini, che un processo di approssimazione verso ciò che andrà a costituire il significato, e il significante, ultimo di quello che poi diverrà "I" –e si cade in una vertigine teoretica ipoteticamente senza fine se si pensa che anche la “prova” della serata di Uovo critico era solo una “prova” verso un definitivo approdo...
L’incessante ricerca di un semplice, definitivo, “cosa”, ha traghettato la discussione verso il processo utilizzato dalla Frosini e dagli attori per far venire a galla, compiutamente, l’urgenza che li ha spinti a scegliere un tema decisamente senza abisso ultimo come è il “dentro/fuori” e la “presenza/assenza”. Contributi essenziali a questo confrono dialettico sono stati quelli di Marcantonio Lucidi e di Valentina Valentini, intenti a sgombrare il campo da diverse incertezza riguardo il significato, e la portata, di termini e stati creativi come urgenza, messaggio, ipotesi.
Il pubblico partecipe ma perplesso della serata sembra riassumere su di sé, e dentro le sue domande, il non-spazio pregno di punti interrogativi, incertezze, zone d’ombra che è il rapporto tra opera d’arte, spettatore e fruizione, come si è andato configurando per tutto l’arco del secolo scorso.
E l’evocazione, ad un certo momento della serata, di Bach, del romanticismo, della Scuola di Francoforte, della teoria dell’informazione, non fa che confermare tutto questo.
E sentir disquisire, in quel raccolto spazio che è il Kataklisma Teatro, di teatro, così calorosamente, da indistinguibili critici, artisti e spettatori, sdraiati a terra o seduti in un policentrico, piccolo, spazio, è il segno evidente della riuscita di questa strana ma unica iniziativa che è Uovo critico .
Web Info: Uovo critico, Kataklisma, Podoff, Estate a Radicondoli, la Repubblica
