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Vacancy

Pubblicato il 19 luglio 2007 da Andrea Esposito


Vacancy

La macchina di David e Amy Fox, coppia in crisi, si guasta nelle vicinanze di uno squallido motel. Una volta arrivati nella loro stanza, i due trovano delle videocassette dove sono registrati omicidi e torture brutalmente perpetrati in quello stesso luogo da individui mascherati. Scoprono così di essere le vittime designate da un gruppo di tre squilibrati che intende ucciderli e riprendere la loro morte.
Il film di Nimrod Antal, con Kate Beckinsale e Luke Wilson, si avvale della valente fotografia di Andrzej Sekula, già all’opera ne Le Iene e in Pulp Fiction. In effetti, la prima cosa della pellicola che balza agli occhi, è la qualità della fotografia, tutta basata su giochi di luce e contrasti. Tagli sul viso, raggi di luce che passano tra le serrande, specchi sghembi e trasparenze: la luce crea un’atmosfera peculiare per cui il buio che dilaga sullo schermo diventa un’arcana e sconosciuta minaccia. Dal buio affiorano i personaggi, dal buio escono gli assassini. La penombra che occupa tutto lo sviluppo del film introduce così ad un viaggio nelle tenebre che non mette mai lo spettatore al sicuro.
Lo spazio è il piano su cui è elaborata la struttura narrativa di Vacancy. Il motel è infatti nient’altro che un labirinto da cui i protagonisti devono fuggire. Attraverso i movimenti dei personaggi verso l’esterno, veniamo di volta in volta a conoscenza di un’ulteriore zona d’ombra del motel, fino a quel momento sconosciuta. Così, dalla situazione microscopica della stanza, entreremo in quella più infima del tunnel sotterraneo. Per arrivare poi ad una ancor più angusta soffitta. Lo spazio, nella sua forma più claustrofobica, si alterna ad ambienti di più ampio respiro – il cortile – invasi dalla notte e da una minaccia resa ancora più ineluttabile dalla sua impalpabilità.
Alla geografia esasperante del film corrisponde una struttura tempistica serrata, che non concede nessuno spazio all’esterno. Non c’è alcuna ellissi temporale, nessun flashback, nessuna alternanza con un ‘fuori’ dal motel. Gli stessi personaggi sono solo le due vittime e i carnefici (più il poliziotto che compare ad un certo punto). Tutto si svolge qui e ora.
In questo modo, il labirinto diventa la struttura stessa del film. E la camera dove i due protagonisti si trovano rinchiusi ne diventa il nucleo fondativo, il centro dove si nasconde il minotauro. Il vero mostro è infatti il televisore che trasmette gli snuff movie precedentemente girati nella stanza. Come in altre innumerevoli pellicole del genere, la trama ruota intorno all’esistenza di uno snuff movie. E qui, come e più che in altre occasioni, il nastro proibito su cui è impressa la morte in diretta diventa motore propulsivo della trama: lo snuff come l’aspirazione alla verità dell’horror, come il suo desiderio morboso, come il suo tabù.
Il risultato di questa perenne corsa intorno al motel è un horror di buona fattura, con una pregevole fotografia e un ottimo ritmo. Tra personaggi stereotipati, cliché di genere e ammiccamenti vari, Vacancy riesce ad essere un b-movie moderno, a suo modo di classe e di oneste pretese.


CAST & CREDITS

(Vacancy) Regia: Nimrod Antal; sceneggiatura: Mark L. Smith; fotografia: Andrzej Sekula; montaggio: Armen Minasian; musica: Paul Haslinger Moriceau; scenografia: Jon Gary Steele Shore; interpreti: Kate Beckinsale (Amy Fox), Luke Wilson (David Fox), Frank Whaley (Mason), Ethan Embry (Meccanico); produzione: Hal Lieberman Company, Screen Gems; distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia; origine: USA, 2007; durata: 95’; web info: http://www.sonypictures.com/movies/...


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