Venezia 64 - Continental – A Film Without Guns - Giornate degli Autori
Una storia di solitudine. O meglio, tante storie di solitudine che sfumano una nell’altra. Continental – A Film Without Guns, presentato nella sezione Giornate degli Autori, è un film di personaggi spaesati, tristi, soli, che si sviluppa attraverso la rappresentazione delle loro incertezze, dei loro pensieri, della loro malinconia. Tra di loro si somigliano, ma è proprio questa somiglianza che alla fine li renderà complementari, e non perché insieme daranno un senso alla loro vita, ma perché i loro fugaci incontri rappresenteranno la spinta per trovare una speranza nel proprio futuro.
Due donne e due uomini: la concierge di un albergo, una moglie abbandonata dal marito, un anziano alla ricerca disperata di soldi per un’operazione ai denti, un assicuratore che lascia momentaneamente moglie e figlio per cercare di avviare con successo la propria attività. Gente insoddisfatta, persone deluse da un destino che non ha concesso loro fortuna. Sono quattro personaggi che vorrebbero trovare una via di fuga, ma che aspettano immobili che questa gli si prospetti dinanzi. "Perché?"- sembrano chiedersi i protagonisti, "perché io?" E proprio da questo interrogarsi sembra partire Laflauer. Il regista, infatti, sembra voglia evidenziare come l’incessante piangersi addosso ed il costante chiedersi il motivo della propria tristezza e solitudine siano le cause principali di questi stati d’animo.
Stèphane Lafleur racchiude la narrazione in un clima unificante di sentimenti soffusi, di sguardi persi, di vite che procedono lentamente con un ritmo cadenzato da una noiosa routine quotidiana che porta i personaggi all’alienazione. Gli interni sono spazi vuoti, privi di ogni barlume di socialità, freddi così come lo sono i paesaggi urbani ed extraurbani del Canada che fanno da sfondo al racconto. I quattro protagonisti vagano per questi spazi, con un obiettivo sì, ma senza conoscere il percorso giusto per poterlo raggiungere.
Lo spettatore assiste al susseguirsi ripetitivo delle stesse azioni. Le diverse storie, più che intrecciarsi, si sfiorano. Continental, infatti, è un film che per buona parte sembra non portare a nessuna evoluzione (che invece arriverà nel finale). Non succede nulla per più della metà del racconto, e per questo la pellicola appare più che altro come un insieme iterativo di semplici situazioni.
Il titolo del film recita ‘a film without guns’. Se ‘guns’ (pistole) sta per azione, adrenalina, allora il titolo dice la verità, perché si tratta di certo di una pellicola assolutamente priva di emozioni forti. Però, allo stesso tempo, la sottolineatura, già dal titolo, di questo aspetto della narrazione vuol anche porre in evidenza come questi sentimenti, più che assenti siano nascosti dietro le maschere tristi delle esistenze dei protagonisti.
Continental, in conclusione, è un film apprezzabile, certamente lento e non troppo originale, ma comunque capace di raccontare dei personaggi con un tocco leggero e anche con velato ottimismo. Infatti, chiunque si attendesse un finale con uno dei protagonisti che si spara in testa a causa della desolazione della propria esistenza si sbaglia di grosso. Anche perché lo dice il titolo stesso: è un film senza pistole.
Antonio Valerio Spera
(Continental – A Film Without Guns) Regia: Stéphane Lafleur; sceneggiatura: Stéphane Lafleur; fotografia: Sara Mishara; montaggio: Sophie Leblond; musica: Hugo Lavoie, Stéphane Lafleur; interpreti: Marie-Ginette Guay (Lucette), Gilbert Sicotte (Marcel), Rèal Bossè (Louis), Fanny Mallette (Chantal); produzione: Micro_Scope Inc.; distribuzione: Christal Film; origine: Canada; durata: 103’