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Venezia 64 - Il Passaggio della Linea - Orizzonti

Pubblicato il 7 settembre 2007 da Alessia Spagnoli


Venezia 64 - Il Passaggio della Linea - Orizzonti

Di documentari come quello di Pietro Marcello, nel nostro Paese, si avverte un bisogno quasi fisico, carnale. Sarà forse anche per questa ragione che il suo è stato, sin qui, l’unico film italiano a passare incolume, senza eccessivi scossoni, il severo giudizio della critica nazionale.
Il suo Il Passaggio della Linea è un lungometraggio che narra delle traversie, piccole e grandi, dei pendolari della notte: le migliaia di passeggeri che macinano quotidianamente chilometri, principalmente per motivi di lavoro (ma non solo), osservando un Paese sordo e indifferente alle loro singole storie, scorrere al di là dei finestrini. Un Paese “inquadrato” nelle vetrine delle stazioni, accomunate da un aspetto uniformemente grigio e, per così dire, impersonale. Ma se l’apparenza direbbe che, a Palermo come a Bolzano, l’Italia sia composta da un’umanità tanto piattamente monocorde, intervengono in seconda battuta i rumori, i colori, le voci delle persone a evidenziare tutte le varie realtà che compongono le diverse regioni italiane. Realtà ulteriormente “complicate” dalla presenza sempre più massiccia di passeggeri stranieri, sui nostri convogli, col loro fardello personale di vissuto e storie private da raccontare.
Nella durata di appena 60’, Marcello riesce dunque a raccontare una fetta importante d’Italia. La sua è una cronaca fedele che accomuna la vita di tante persone che trascorrono una metà della loro vita sui vagoni ferroviari, condividendo esperienze e impressioni di vita. L’idea può sembrare talmente semplice da sfiorare persino la banalità: ma allora perché a nessuno è venuto in mente di occuparsi di una simile indagine, almeno di recente? Prendere il treno, oggi, non è certamente la stessa cosa rispetto ad alcuni anni fa, anni in cui più vigile e partecipe era l’attenzione non solo del cinema, ma delle stesse inchieste televisive su argomenti simili.
L’andamento della pellicola è ipnotico, dato che il viaggio che interessa qui rappresentare è quello notturno, più intimo e silenzioso (ma anche questo non sempre è vero), in cui è dato scoprire storie più singolari e che val la pena raccontare. E fra le varie testimonianze raccolte dal documentarista, quella del “vecchio pezzente” Arturo (così si definisce egli stesso) è certamente la più toccante e coinvolgente, tanto da occupare una buona fetta del film, sbilanciandolo “a suo favore”, in maniera forse non troppo corretta sintatticamente. Ma è davvero grande l’interesse suscitato dalle parole sagge del viaggiatore per passione, in cui si rinviene tutta l’invidiabile esperienza di vita, di questo anziano pendolare, che tutti i giorni percorre la tratta Bolzano-Roma e viceversa, senza alcun motivo utile che non sia il puro piacere di muoversi, di spostarsi. “La gente” afferma Arturo “va dove ama stare: qualcuno ama andare in Chiesa, io amo i treni”. La sua singolare biografia emerge pian piano nel corso delle sue parole, il volto ripreso in primo piano è di quelli che parlano già senza bisogno di articolare parole.
Indagini sul Paese siffatte, di quelle che vanno a toccare con mano la realtà, ad ascoltare la viva voce delle persone comuni, italiani del Nord e del Sud, extracomunitari, tutti accomunati dall’esperienza comune sì, ma comunque ogni volta straordinaria, di abitare con le loro storie e rendere vivo l’abitacolo ristretto di un vagone o di uno scompartimento, se ne contano poche. Vengono fuori le angherie cui vengono sottoposti alcuni viaggiatori del sud Italia, vedi i napoletani di Scampia, sottoposti ad interrogatori non dovuti, su eventuali, precedenti penali. Qui vale l’equazione “se sei di Scampia, sei un delinquente” che evoca un interessante parallelismo con l’apertura del film di Gitai, presentato sempre a Venezia in questi stessi giorni: “Se sei un palestinese, sei un potenziale terrorista”. A dire che, quando il cinema parla il linguaggio della verità, lo fa esprimendosi in forme universali che si fanno comprendere da tutti.


CAST & CREDITS

(Il passaggio della linea); Regia e sceneggiatura: Pietro Marcello; fotografia: Daria D’Antonio; montaggio: Aline Hervé musica: Mirko Signorile, Marco Messina; produzione: Indigo Film, Mercurio Cinematografica, in collaborazione con Rai 3; origine: Italia, 2007; durata: 60’


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