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Venezia 64 - Sztuczki (Tricks) - Giornate degli Autori

Pubblicato il 6 settembre 2007 da Alessia Spagnoli


Venezia 64 - Sztuczki (Tricks) - Giornate degli Autori

Altri due giovanissimi fratelli, di fatto abbandonati a loro stessi, sono i protagonisti di una pellicola “veneziana”: pare che in Corea (With the girl of Black Soil) come in Polonia, poco cambi, se sei un bambino costretto a provvedere a te stesso e a inventarti i tuoi passatempi, mentre cresci in solitudine all’interno di un orizzonte perfettamente indifferente a te e alla tua sorte.
Il piccolo Stepek è un monello che scorrazza per le stradine povere di un qualsiasi sobborgo nascosto nell’entroterra polacco. Ogni giorno percorre gli stessi piccoli itinerari: va a prendere la sorella al lavoro, molesta i volatili di un allevamento, fa un salto alla stazione per scambiare qualche parola con quello che ha arbitrariamente stabilito essere proprio il padre che lo ha abbandonato anni prima, oppure gioca pericolosamente sui binari del treno coi suoi soldatini. Questo, almeno, finché la sorella maggiore Elka (pure lei poco più che adolescente, anche se costretta a crescere assai in fretta) non gli parla della fortuna e di quanto questa possa incidere sulle vite delle persone. E di un particolare metodo per ingraziarsela, la buona stella: esisterebbero difatti, ella spiega, dei piccoli “trucchi” (gli sztuczki del titolo originale), sorta di sacrifici magico-rituali che consentirebbero di conquistare un certo effetto desiderato. Il piccolo Stepek è naturalmente soggiogato dal fascino del racconto fantastico della sorella e si dispone, in cuor suo, a fare tutto quanto in suo potere affinché le cose vadano esattamente come spera.

Se si getta via qualcosa, ciò deve avvenire unicamente in nome dell’invincibile speranza di vedersi tornare indietro di più e dell’altro: è il sacrificio che, da solo, consente di tendere verso un futuro migliore. La lezione, per il ragazzino, è “moneta buona”, anche se, piccolo com’è, Stepek può percepirne ancora solamente il lato più materiale e concreto. Prendendo dannatamente sul serio quello che dovrebbe rappresentare per lui ancora solo un gioco: Stepek diventa estremamente metodico e scrupoloso mentre compie le pratiche di sztuczki che ha inventato.
In questo film, tutti i personaggi anelano ad ottenere quanto non possiedono (soprattutto poiché non è molto ciò che ciascuno detiene): un papà per il piccolo Stepek, un impiego migliore per la cameriera Elka, un automobile più grande per il fidanzato. Come si chiarifica da qui, crescendo i desideri perdono in limpidezza. Eppure il regista sospende il giudizio, disponendosi ad osservare con interesse partecipato tutte le piccole avventure delle sue creature, come fa Stepek alle prese con i suoi soldatini.
Fortunatamente per noi, il tono è deliziosamente scanzonato, poiché affidato principalmente allo sguardo curioso, mai pago, del suo vivace protagonista bambino. Il regista Andrzej Jakimowski si interroga in maniera lieve sui temi del fato e del destino, interessi fondativi della poetica del connazionale Kieslowski, senza la prospettiva angusta e “seriosa” del maestro del Decalogo.
Il delicato racconto di formazione di Stepek e dell’adolescente Elka corre in primo piano, mentre sullo sfondo si muove parallelamente, si direbbe anch’essa palpitando, un’estate polacca sorprendentemente vivida e luminosa.


CAST & CREDITS

(Sztuczki) Regia: Andrzej Jakimowski ; soggetto e sceneggiatura: Andrzej Jakimowski; fotografia: Adam Bajerski; interpreti: Damian Ul (Stepek), Ewelina Walendziak (Elka), Rafał Gużniczak, Tomasz Sapryk; produzione: Zjednoczenie Artystów i Rzemieślników Sp. z o.o.; distribuzione internazionale: Kino Swiat; origine: Polonia 2007; durata: 95’;


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