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Everest

Pubblicato il 24 settembre 2015 da Giammario Di Risio
VOTO:


Everest

La competizione non è tra di noi ma tra gli uomini e la montagna peccato solo che la nostra se ne stia lì, silenziosa, ruggendo ogni tanto, mentre il gruppo di protagonisti via via prende la deriva, con poca e precaria profondità. In alcuni momenti sale la tensione, ci si emoziona, ma resta poco al riaccendersi delle luci.

30 marzo 1996. La Adventure Consultants, gestita dallo scalatore Rob Hall, organizza una spedizione sull’ Everest con una decina di professionisti tra cui il giornalista Jon Krakauer. Arrivati in Nepal, il gruppo inizia un training di un mese per affrontare la scalata prevista per il 10 maggio. La conquista della vetta però non sarà una sfida solo per loro, di fatto al campo base ci sono altre tre gruppi pronti a osservare la bellezza del mondo dal punto più alto.

Lo schema è quello dei tre atti, con una preparazione iniziale, la scalata e la rovina. Nella prima parte conosciamo i personaggi, capiamo il loro legame con chi è rimasto a casa mentre l’ambiente che li circonda, Katmandu, si tinge di colori vivi. Nella seconda, dominata dal verde e dal grigio ghiaccio, vediamo come i nostri inizino la sfida e sembrino essere in competizione per lucrare sull’impresa. Infine, nella terza, è la montagna, silenziosa e discreta, a prenderli ovviamente in contropiede e l’unione diventa il valore simbolico mentre la fotografia si tinge di bianco.
La regia è classica, indugia sui corpi equipaggiati e sulla forza del gesto, da qui le continue mascherine per l’ossigeno che scoprono e coprono i volti, quest’ultimi risucchiati completamente dalla tempesta e dalla notte. Il 3D non riesce a emozionare; infine gli inneschi drammaturgici con chi è rimasto in America ad attendere al telefono non crescono ma vivono una passiva orizzontalità.

Gli americani ci hanno sempre abituato a una grande e forte capacità di racconto, ed è così anche in questo caso, con il vantaggio che la storia in questione è tratta da una storia vera e rivive in almeno sette opere letterarie. Il problema sta nella verticalità, con i personaggi che non superano l’azione per farsi emozione e debbono essere sistematicamente sostenuti dalla spettacolarità, epicità. Un film incompleto e incompiuto.


CAST & CREDITS

(Everest); Regia: Baltasar Kormakur; sceneggiatura: William Nicholson, William Beaufoy; fotografia: Salvatore Totino; montaggio: Mick Audsley; musica: Dario Marianelli; interpreti: Jason Clarke, Jake Gyllenhaal, Keira Knightley, John Hawkes, Robin Wright, Emily Watson, Sam Worthington; produzione: Universal Pictures; origine: USA, 2015; durata: 122’


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