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Venezia 76 - The Painted Bird

Pubblicato il 4 settembre 2019 da Anton Giulio Onofri

VOTO:

Venezia 76 - The Painted Bird

Vi ricordate Oltre il giardino, il bellissimo e tutto sommato ancor celebre film con Peter Sellers e diretto da Hal Ashby nel 1979? Era tratto da un romanzo, geniale almeno quanto il film, dello scrittore polacco Jerzy Kosinski, che nel 1957 lasciò la Polonia invasa dai Sovietici alla volta degli Stati Uniti, portandosi dietro per sempre il peso della separazione dalla sua famiglia. Nel 1965, vent’anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, e a quattro dalla costruzione del muro di Berlino, Kosinski diede alle stampe un romanzo ancora oggi considerato un classico, all’epoca fonte di forti polemiche per la lettura aspramente disincantata e esente da qualsiasi partigianeria (in quegli anni certa obiettività veniva considerata un peccato mortale), e per la ‘truffa’ letteraria di aver spacciato per autobiografia una storia inventata di sana pianta: L’uccello dipinto. Cinquantaquattro anni dopo, forse leggermente ‘fuori tempo massimo’ viste le nuove pieghe delle recenti riletture storiche dell’ultimo scorcio del secolo passato e alla luce dei revisionismi che hanno contribuito al disegno dei nuovi scenari geopolitici del nostro vecchio e martoriato Continente, qualcuno ha deciso che doveva essere giunto il tempo di realizzare, da quel libro così segnante, una ingente produzione cinematografica, con dispendio di mezzi e risorse, puntellata, nel cast, da star di levatura internazionale come Harvey Keitel, Udo Kier, Julian Sands e Stellan Skarsgaard. E così, la drammatica odissea di un bambino attraverso gli orrori della guerra (in questo caso le ultime fasi degli scontri tra russi e nazisti nel vasto e selvaggio est dell’Europa rurale schiacciata tra la Russia e a Germania), quella terrificante discesa agli inferi che svela al protagonista la vera natura dell’essere umano quando solllecitato dalla barbarie e dalla violenza, in assenza di qualunque appiglio culturale se non la religione e la superstizione (che è pure peggio), è diventato un film diretto da un regista praghese Vaclav Marhoul, non più giovanissimo, e con un curriculum denso di titoli e di premi.

Fin qui le belle notizie. Perché il resto di questa breve cronaca sono soltanto dolenti note da liquidare in poche righe, lamentando la presenza in un concorso di livello internazionale come quello veneziano di un film così fallimentare, che rende al capolavoro letterario di Kosinski un pessimo servizio. Al di là della buona volontà e delle buone intenzioni, nonostante uno spettacolare cinemascope in bianco e nero che vorrebbe rifare il verso alla classicità del cinema popolare sovietico degli anni ’50 e ’60 del ‘900, The Painted Bird è un polpettone troppo lungo e troppo dilatato in tempi narrativi non sorretti da un’adeguata immaginazione registica. Eppure passano sullo schermo atrocità di ogni genere, stragi, stupri, pedofilia, ninfomania, efferate violenze, esagerate punizioni corporali, sesso con animali, cecchini, ebrei falcidiati, villaggi incendiati e depredati, tappe diverse di una infernale spirale di traumi e sevizie ai danni del bambino protagonista (ad impersonarlo è un giovanissimo alla sua prima e non proprio indimenticabile esperienza cinematografica).

Il problema più grave è la regia di Marhoul, piatta, priva di nerbo, troppo preoccupata di non eccedere nel rappresentare gli orrori e la barbarie illustrati nel libro con allucinata freddezza. Questo gioco di sottrazione nuoce gravemente a un film che avrebbe potuto conseguire ben altri livelli in mano a cineasti più fantasiosi e meno pavidi. Eppure sorge il sospetto che i limiti del film, compresa una noia difficile da sostenere per la durata esagerata di quasi tre ore, non siano tanto dovuti alla scelta di rimanere sobrio e di azzerare il melodramma (per esempio non utilizzando alcun tipo di colonna musicale a commento dell’azione), quanto invece allo sguardo ordinario di una messa in scena che delle molte inquadrature possibili e dei differenti punti di vista, sceglie sempre i più ovvii e scontati, e non approfitta del notevole sforzo produttivo che ha saputo fornire una ricostruzione di ambienti e paesaggi molto accurata. Il libro di Kosinski meritava ben altro trattamento.


CAST & CREDITS

(The Painted Bird); Regia: Vaclav Marhoul; sceneggiatura: nome; fotografia: Vladimir Smutny; montaggio: Ludek Hudec; interpreti: Petr Kotlar, Udo Kier, Stellan Skarsgaard, Julian Sands, Harvey Keitel, Barry Pepper; produzione: Silver Screen; origine: Repubblica Ceca, 2019; durata: 169’


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