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Via Castellana Bandiera

Pubblicato il 19 settembre 2013 da Salvatore Salviano Miceli
VOTO:


Via Castellana Bandiera

È reazione comune, quando la visione di un film, la lettura di un libro o, più in generale, l’incontro con qualsiasi forma d’arte genera una risposta emotiva e critica inaspettata, rifugiarsi nel genere. Cercare riparo, cioè, in una definizione certa, sicura, entro cui far coincidere le proprie impressioni e in grado di fornire strumenti di analisi appropriati così da "risolvere" ogni dubbio.
Il western, declinato in ottica metropolitana e al femminile, evocato per Via Castellana Bandiera certamente si respira nella sfida aperta, sfrontata e priva di vie di fuga su cui ruota l’intera narrazione. È la stessa Emma Dante a svelarlo senza fatica, giocando con le citazioni in più di una inquadratura, ma sarebbe riduttivo ed errato scegliere questa come unica e principale chiave di lettura. Equivarrebbe ad imprigionare un film che, nonostante la fissità apparente, la testardaggine delle due figure femminili principali, così ottusa da apparire claustrofobica, lotta a passi lenti e impercettibili, ma continui ed inesorabili, per deflagrare, regalando nel finale uno spazio fisico impossibile da immaginare anche solo fino a poco tempo prima.
Emma Dante incontra per la prima volta il cinema da regista e si porta dietro la libertà, la forza e il coraggio che l’hanno resa protagonista sul palcoscenico. Lo fa con l’aiuto della sua Compagnia Sud Costa Occidentale, di Alba Rohrwacher, di due attori non professionisti (Renato Malfatti e Dario Casarolo), e di una splendida Elena Cotta, a cui sono sufficienti il volto e la fisicità per sopperire all’assenza di battute del suo personaggio.
Tante sono le storie, individuali e collettive, che partono e confluiscono in quella principale, quasi futile a prima vista, complessa e profondamente articolata ad uno sguardo più attento. Entrambe le protagoniste scelgono di rendere una piccola via urbana teatro di un confronto che vede la prima non volere cedere il passo all’altra, restando ognuna al riparo della propria macchina, incurante di eventuali e puntuali ingorghi e delle preghiere minacciose degli altri automobilisti in attesa di riconquistare la strada.
Le due donne sono distanti per età, cultura, nascita, ma entrambe in lotta contro se stesse e contro una realtà geografica che per motivi differenti sembra non appartenere loro. Prima di ogni altra, quindi, ci sono le storie di una matura Samira, temuta più che rispettata, esule per sé, semplicemente straniera, se non barbara, per tutti gli altri, e di Rosa, il cui ritorno nella propria città, pur fugace e dovuto ad un matrimonio, materializza forse il fallito tentativo di un distacco, tanto fisico quanto emotivo, che non può e non potrà mai dirsi definitivo.
Ma c’è tanto altro che passa, si rende visibile ed evapora in questa piccola via che sembra divenire ogni minuto più larga per tutti tranne che per le due protagoniste. Ci sono due storie d’amore, quella tra Rosa e Clara, che nell’incomunicabilità e nel silenzio pare nascondere insieme la sua soluzione e la sua fine, e quella tra Samira e il giovane nipote Nicolò, unico, tra le tante sagome parlanti e non che affollano via castellana bandiera, a rappresentare una speranza di cambiamento e di crescita per una comunità che fatica ad allontanarsi da difetti divenuti ormai naturali, quasi come i più spontanei tra i riflessi.
Come già accaduto con Salvo di Grassadonia e Piazza, pur con ovvie e significative differenze, un film riesce ancora a raccontare l’anima complessa, ostinata e cocciuta - in osmosi con le sue protagoniste - di un luogo dall’identità irrisolvibile. Sopra tutto, infatti, o forse sarebbe meglio dire intorno a tutto, c’è Palermo. Una Palermo che si respira forte, si intuisce e, a volte maledettamente, si riconosce. Una Palermo che si riassume, anche se non si esaurisce, nella Via Castellana Bandiera e che, come l’ultima inquadratura forse sta a suggerirci, riprendendo una ieraticità che è propria del teatro quanto del cinema, rischia definitivamente di restare immobile, fissa, ad osservare la storia e gli eventi che come tanti piccoli e diversi individui, ognuno con il suo passo e con la sua personale frenesia, la percorrono, la modificano, sconvolgendola in più di un’occasione, senza mai, però, riuscire davvero a cambiarla.


CAST & CREDITS

(Via Castellana Bandiera); Regia e soggetto: Emma Dante tratto dall’omonimo romanzo; sceneggiatura: Emma Dante, Giorgio Vasta; fotografia: Gherardo Gossi; montaggio: Benni Atria; scenografia: Emita Frigato; interpreti: Emma Dante (Rosa), Alba Rohrwacher (Clara), Elena Cotta (Samira), Renato Malfatti (Sarò Calafire), Dario Casarolo (Nicolò); produzione: Vivo film, Wildside, ventura film, Slot Machine, Rai Cinema, RSI Radiotelevisione Svizzera, SRG SSR; distribuzione: Istituto Luce Cinecittà; origine: Italia,Svizzera,Francia 2013; durata: 94;


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