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Vincere

Pubblicato il 23 maggio 2009 da Edoardo Zaccagnini


Vincere

E’ la storia di una donna indomita, tragica, che rinuncia alla sua salvezza fisica, e all’amore per il suo unico figlio, in nome della verità e di un altro amore più grande, quello per un uomo che diventerà drammaticamente uno dei più potenti della Storia: Benito Mussolini, il duce, l’ideologo e il capo del Fascismo. E’ la storia di una donna che crede in una sola forma di libertà: totale, senza compromessi, menzogne o calcoli. E’ la storia di una ragazza borghese che si innamora di un uomo perché si accorge del suo carisma e perché condivide le sue idee rivoluzionarie. Una ragazza intelligente che perderà tutto ciò che ha a causa di quell’amore fatale, folle e sbagliato. E’ una donna di cui Bellocchio non poteva non innamorarsi, vista la passione dell’autore per le figure ribelli che ascoltano le proprie passioni, scartando le ipocrisie razionali facili prostitute dei sistemi politici e culturali. Non poteva non pensare, questo nostro orgoglioso, colto ed irrequieto maestro, di trasformare la vicenda dolorosa di questa donna schiacciata dalla Storia, in uno dei suoi personaggi più potenti. Un giorno vide in tv un documentario su di lei e non potè non pensare di sublimare quest’amore scoperto per caso in un racconto che si infila per forza dentro un altro magnifico e terribile, e che conferisce al primo un sapore più alto, un valore simbolico e pesante. E per ciò, dopo aver letto due libri (La moglie di Mussolini, di Marco Zeni, e Il figlio segreto del duce, di Alfredo Pieroni) su questa donna trentina nata forte e finita (non) pazza in manicomio, prima di morire giovane, a 47 anni, ecco un romanzo storico pieno di cinema denso e complesso, non freddo e criptico, al limite poco regolare nella sua grande vitalità, che racconta una violenza privata frantumata in polvere scomparsa nel disastro della violenza e della tragedia pubblica, nazionale, storica, universale. Ecco il destino tragico di una donna che rappresenta quello di un intero paese, incrociando la sua vicenda ad un mostro che procede spedito e incontrastabile, lungo tutto il film. Schiacciati entrambi da un uomo che guarda sempre avanti, quando fa l’amore in silenzio, quando immagina il futuro dalla finestra, nudo, e quando muove il viso in maniera innaturale conquistando il favore delle masse. E’ la storia di Ida Dalser, sconosciuta eroina romantica, uccisa dal fascismo e riesumata dal silenzio della Storia grazie alla determinazione di un grande e vivissimo regista italiano, e grazie al corpo lacerato, disperato e fiero, di una attrice mai così capace di darsi integralmente a un personaggio. La Ida Dalser di Giovanna Mezzogiorno è una donna stracciata dalle ossessioni di un uomo non comune, spogliata della sua ragione e ribelle fino in fondo al suo destino ineluttabile. E’ bravissima, l’attrice romana, aiutata da un cinema fortissimo di personalità e linguaggio, da una fotografia intensa (quella di Daniele Ciprì), nonché da un attore solido che le recita al fianco con passione (quel Filippo Timi che continua a fare bene, dopo l’ingresso ozpeteckiano nel cinema di sala e dopo la convincente interpretazione nei validi In memoria di me e Signorina Effe), a fondere il suo viaggio straziante, con quello di un intero paese. E’ un bellissimo film, Vincere, benché ne dicano le prime accoglienze francesi, che si dedica con amore al suo angoscioso personaggio, ma che sa narrare, con grande personalità, le tappe e soprattutto il carattere del regime fascista. E’ sintetico, cadenzato, marciante, il fascismo rappresentato, carico di un’ energia che ci scuote, quasi ci impaurisce la sua drammatica, magmatica, espansione. E pazienza se la fusione delle due vicende, quella pubblica e quella privata, può apparire più armoniosa nella prima parte del film. Quel che è splendido nella seconda parte di Vincere, e che è complementare alla prima parte di pellicola, è la sottolineatura dell’onnipresenza politica di Mussolini nella vita privata di ogni italiano, con la povera Ida Dalser in testa a tutti. Il potere di Mussolini rimane nella vita della sua gettata amante innamorata, come uomo privato, storico e pubblico insieme. Egli continua ad ossessionare la donna con la sua presenza virtuale, gigantesca, massmediale e moderna, con la sua voce e la sua immagine aggressive. E’ in questo grigio lucido incombente di repertorio montato arditamente con la finzione, che il grido impotente della donna diventa ancor più significativo. Quello di Vincere è il fascismo descritto da un artista che preferisce la sottolineatura del modo in cui il regime faceva breccia nel suo popolo (il cinema come arma più forte) piuttosto che la ricostruzione dei momenti più tragici, violenti e conosciuti della sua biografia. E’ una sintesi artistica preziosa quella che il regista compie sul regime, fatta di uno stile potente attento tanto all’ideologia fascista quanto alla carne della sua inarrestabile Ida. Un film che, seppure imperfetto negli equilibri e nell’armonia narrativa, ci allontana dal rischio che si corre ogni volta che si affronta la narrazione di grandi personaggi: la didascalia del biopic.


CAST & CREDITS

Regia: Marco Bellocchio; Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Daniela Ceselli; Fotografia: Daniele Ciprì; Montaggio: Francesca Calvelli; Interpreti: Filippo Timi, Giovanna Mezzogiorno, Pier Giorgio Bellocchio, Michela Cescon; Produzione: Raicinema, Offside, Celluloid dream; Distribuzione: 01 distribution


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